“L’impegno apostolico attraverso l’educazione segnò la vita di questa fondatrice delle Assunzioniste, che arrivò alla vita religiosa con il sostegno di grandi valori universali, ricevuti in casa sua ed una dose di grandi sofferenze”.
Nacque il 26 agosto 1817 a Metz (Francia). L’ideologia liberale dei suoi genitori che godevano di una splendida posizione – il Sig.. Milleret era banchiere e politico – era intrisa della ideologia volteriana che non sembrava la più idonea per una futura santa. Ma Dio sta sempre al di sopra delle circostanze della vita, illuminando i suoi figli affinché raggiungano l’unione con Lui. E siccome Anna seguì i dettati divini, arrivò agli altari.
La base della sua educazione furono valori universali ai quali poi la sua vita evangelica avrebbe dato loro il senso conferito da Cristo, ma lei stessa riconobbe che quelli furono essenziali. Non contando sul cruciale appoggio della sua famiglia, che si dichiarava non credente, era ammirevole che accorresse alle messe domenicali. Orbene, come a tante persone succede, lo faceva senza maggiore desiderio di impegno. Ma ricevendo la prima comunione nelle feste natalizie del 1829 qualcosa di molto profondo e speciale si produsse nel suo interno.
A partire dal 1830 la famiglia si spaccò. Alla perdita dei beni materiali di suo padre seguì la separazione del matrimonio e la disgregazione dei fratelli. Il colera si portò via sua madre nel 1832, e prima aveva dovuto affrontare la morte di due fratelli, uno maggiore e l’altra più piccola di lei, senza contare una funesta caduta, delle cui conseguenze non si liberò più, e l’incertezza davanti ad un futuro insicuro.
Tutto ciò accadde nei suoi primi 15 anni di vita. In quell’ombroso panorama, senza guida alcuna, né una mano amica che la sostenesse in tanta sofferenza, protetta da una benestante famiglia di Châlons che l’accolse, la cosa più logica era mettere in quarantena le scarse radici della fede che possedeva: “Vissi alcuni anni facendomi domande sulla base e l’effetto delle credenze che non avevo compreso… La mia ignoranza dell’insegnamento della Chiesa era inconcepibile e con tutto che avevo ricevuto le istruzioni comuni del catechismo”.
Ritornata a Parigi con suo padre, nella Quaresima del 1836 andò a Notre-Dame. Ascoltando la predicazione del padre Lacordaire, discepolo di Lamennais, cambiò la rotta della sua esistenza. Mise da parte l’agitata vita sociale nella quale era immersa, e si dispose a situare Cristo nel centro del suo cuore. Poco più tardi, il padre Combalot, predicatore come il precedente, assunse la sua direzione spirituale. E cominciando a penetrare nelle fessure dell’anima della giovane notò la sua grandezza.
Dio gli metteva davanti proprio la persona che gli serviva per fondare l’Ordine che aveva in mente, in onore di Nostra Signora dell’Assunzione, allo scopo di attenuare le deficienze dei giovani, specialmente degli increduli. Ella non lo vedeva tanto chiaro, ma accettò il proposito di Dio che le veniva attraverso il suo confessore. Certamente condivideva con lui l’idea che l’educazione cristiana è la chiave per la vita, poiché sotto il suo influsso si opera una decisiva trasformazione personale che ricade poi sulla società.
Passò per il convento della Visitazione de La Côte-Saint-André, Isère, e rimase intrisa della spiritualità di san Francesco di Sales, segno percettibile nella fondazione che avrebbe intrapreso in breve. Nel 1838 avvenne un altro incontro decisivo nella sua vita. Conobbe il padre Emmanuel d’Alzon, vicario generale di Nimes che fu il suo confessore, e che avrebbe fondato le Assunzioniste nel 1845.
Per quattro decadi avrebbero condiviso collegialmente lo stesso ideale, l’amore per Cristo e la sua Chiesa, come l’affanno di spargere ovunque il carisma. Nel 1839, insieme ad altre due giovani, la santa mise in moto la congregazione religiosa dell’Assunzione. Portavano una vita di orazione e studio. Univano contemplazione ed azione avendo come pilastri del loro esistere Cristo ed il mistero della sua Incarnazione.
Nella primavera del 1841 le prime religiose che avevano seguito la fondatrice, antiche amiche sue, presero strade divergenti da quelle del padre Combalot, del quale non condividevano il modo di portare avanti l’opera. Anna soffrì molto col carattere del sacerdote, ma capì meravigliosamente che era stato un fertile strumento che Dio aveva posto affinché la fondazione fosse una realtà. Visse in perfetta fede ed obbedienza, contribuendo con la sua indeclinabile donazione a questa missione per la quale era stata chiamata. Voltando lo sguardo indietro rispetto a quello che furono quelle soglie, vedeva come tutto era stato spinto da Cristo: “Tutto viene da Lui, tutto è dunque di Lui e deve tornare a Lui!”.
Dopo questa rottura, rimasero sotto la protezione dell’arcivescovo di Parigi e del suo vicario generale, monsignor Gros. In agosto fecero i voti, e l’anno seguente, con l’aiuto di benefattori ed amici, tra gli altri il padre Lacordaire, inaugurarono la prima scuola. Ci furono nella vita della fondatrice molti momenti di oscurità e difficoltà che visse in silenzio. Diceva: “La strada verso la santità è un cammino di separazione ed unione, di rottura per creare un nuovo legame di unione. Nella vita religiosa solo si vive felici e contenti lasciando fare a Dio in noi tutto quello che Lui voglia… e toglierci tutti gli attaccamenti. È la santità di Dio quella che lo ama.”
Nel 1880 visse con sommo dolore la separazione dal padre Enmanuel che la precedeva nella sua strada verso il cielo. Affermò allora: “Dio vuole che tutto cada intorno a me”. Otto anni più tardi moriva la sua più stretta collaboratrice, Thérèse-Emmanuel. Nel frattempo, l’Istituto continuava a crescere. Cosciente che la misura dell’amore è amare senza misura, conduceva le religiose per il sentiero della radicalità evangelica: “Nell’educazione, una filosofia, un carattere, una passione. Ma che passione dare? Quella della fede, quella dell’amore, quella della realizzazione del Vangelo”. Lei stessa, vinta dagli acciacchi dell’età, confermava che l’unica cosa che si mantiene indenne è l’amore. “Solo mi rimane essere buona”, manifestava. Nel 1897, paralizzata, nel suo aspetto rimaneva allo scoperto la potente lucentezza della passione per Cristo che era più viva che mai, come rivelavano i suoi occhi. Ed il 10 marzo 1898 consegnò la sua anima a Dio.
Fu beatificata da Paolo VI il 9 febbraio 1975. Benedetto XVI la canonizzò il 3 giugno 2007.
© Isabel Orellana Vilches, 2018
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