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Santo

Sant´ Antonio María Zaccaría, 5 luglio

By 4 Luglio, 2024No Comments

“Angelo incarnato. Grande riformatore e artefice dei Chierici regolari di San Paolo (barnabiti). Aspirando al massimo, si preoccupò di ricordare ai suoi figli che dovevano raggiungere le più alte cime della santità”

Antonio Maria fu un altro raggio di luce per la Chiesa, come san Gaetano e sant’Ignazio, in un’epoca segnata dalle ansie di riforma che nel campo ecclesiale correvano tra una fervente ricerca di Dio e la tiepidezza di membri della Chiesa, compresi pontefici e prelati, che erano caduti sotto l’influsso mondano del Rinascimento. Prima di morire lasciò questo eccelso lascito ai suoi: “Non voglio che siate santi piccoli: vi voglio grandi santi. Non dite mai: solamente fino qui!, nelle vostre ascensioni spirituali, perché rimane sempre un pendio da salire. È necessario che corriamo come pazzi non solo verso Dio, ma anche verso i prossimi, perché in essi doniamo a Dio quello che non possiamo dargli direttamente, non avendo Egli necessità dei nostri beni.”

 

Nacque alla fine del 1502 a Cremona (Lombardia, Italia). Suo padre era di ascendenza genovese ed origine patrizia. Fu figlio unico, benché fosse circondato dai suoi parenti vicini, zii e cugini, che condividevano un palazzo di loro proprietà destinato anche al prospero commercio di panni di lana. Certamente l’unità esistente tra tutti, coronata dal patriarca della famiglia, avrebbe avuto la sua trascendenza nella formazione del futuro santo, che vide come andavano lasciando gradualmente questo mondo alcune di queste persone care, uno di essi suo padre. Quando sua madre Antonietta rimase vedova a 18 anni, egli aveva un anno e mezzo di vita, un’età nella quale il profilo dei visi amati normalmente rimane sfumato. Pensando al suo bene, ella non tornò a sposarsi. Trasmise a suo figlio il valore del rinnegamento, della povertà e della rinuncia a beneficio del prossimo. Tanto bene assimilò questa lezione il santo che fuggì sempre dal superfluo e dal sontuoso. Durante l’adolescenza si liberò senza incertezze dalla sua cappa di velluto per poter coprire un povero straccione. Questo gesto, dietro il quale se ne indovinano altri simili, si produsse in alcune circostanze calamitose per la sua città: danneggiati dallo straripamento del fiume, febbri e miseria ovunque. Per qualcuno della sua sensibilità era uno scenario davanti al quale non poteva rimanere impassibile.

A 15 anni cominciò gli studi di filosofia a Pavia dove rimase tre anni. Nel frattempo, Lutero inchiodava sulle porte del castello di Wittenberg il suo rifiuto contro le indulgenze, plasmato nelle famose 95 tesi, e nel dicembre 1520 bruciò la bolla di scomunica papale. Quell’anno Antonio Maria si era trasferito a Padova per frequentare medicina. Come universitario e credente, visse in pieno le conseguenze derivate da questo funesto episodio che ebbe grande ripercussione nell’ambiente universitario nel quale si muoveva. Rinunciò all’eredità che gli corrispondeva, e accettò solo quanto necessario per vivere.

Nel 1524, dopo aver concluso gli studi di medicina, ritornò a Cremona. Scelse la carriera per potere aiutare il prossimo e subito vide che i suoi aneliti andavano oltre la cura del corpo. Cominciò a frequentare i domenicani, e consacrò la sua verginità a Maria. Si forgiò anche la sua vocazione sacerdotale. Confidò questo sentimento al suo direttore spirituale e dopo avere frequentato gli studi ecclesiastici, nel 1528 si ordinò sacerdote. Nella sua prima messa, e nell’istante della consacrazione, si produsse un fatto soprannaturale: l’altare rimase inondato di luce per un tempo mentre era scortato da angeli che si univano alla sua adorazione a Cristo.

Le catechesi con bambini di diversa condizione fu una delle sue prime azioni apostoliche. Le impartiva nella chiesa di San Vitale orientando evangelicamente le loro vite di fronte alle idee profane ed allentate, difese dalla corrente rinascimentale predominante. A questo gruppo infantile si andarono unendo le madri ed il resto dei familiari. Volevano ascoltare questo apostolo che usciva in strada col crocifisso in mano a cercare la gente che camminava sulla cattiva strada, e che in mezzo all’asfalto li esortava alla penitenza ed al pentimento dei loro peccati. Mise in moto le Angeliche con l’appoggio della contessa di Guastalla, Luisa Torelli, che donò una casa per vivere una vita di perfezione con altre giovani.

Nel 1530 si trasferì a Milano, dove fu coinvolto nella Società della Sapienza Eterna. Conobbe allora Giacomo Antonio Morigia e Bartolomeo Ferrari che desideravano iniziare una società di sacerdoti. Al conoscere il santo si materializzò il loro progetto dando vita ai Chierici regolari di San Paolo (barnabiti), nome che alludeva al luogo di riunione, la chiesa di San Barnaba. Questa fondazione diede loro non pochi dispiaceri e minacce di persone esaltate, come un predicatore che si scagliò contro di loro, tacciandoli di fanatici e pazzi. Furono denunciati davanti all’arcivescovato, il Senato e l’Inquisizione. Pieno di fiducia Antonio Maria andò in tribunale, e durante il processo i giudici compresero che era tutto frutto di una calunnia. L’accusatore iniquo ritrattò prima di morire, mentre il santo l’accoglieva nelle sue braccia.

A questo innamorato di Cristo e di Maria si deve il tocco delle tre del pomeriggio tutti i venerdì, e le quaranta ore di adorazione al Santissimo Sacramento solenne e perpetua, pratiche che inculcò ai fedeli e che continua ancora oggi. Costituì anche una congregazione per gli sposati col fine di introdurre lo spirito della riforma nelle famiglie. Con indicibile fatica, dovuta alla lotta che mantenne giorno dopo giorno, cadde stremato a Guastalla. Non poteva neanche raggiungere i suoi fratelli di comunità, e pregò di essere portato da sua madre a Cremona. Questa, vedendolo in tale stato a 36 anni, esplose in pianto. Ed egli le disse: “Ah, mammina, smettete di piangere! Presto, godrete con me di quella gloria eterna nella quale, fin d’ora, spero di entrare”. Vaticinò che sarebbe morto il giorno dell’ottava di san Pietro e san Paolo, e così successe il 5 Luglio 1539.

Leone XIII confermò il suo culto il 3 gennaio 1890, e lo canonizzò il 27 maggio 1897. Fu considerato dai suoi compaesani “Padre della Patria” e “Angelo incarnato”.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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