“Carmelitano portoghese, dapprima sposo e padre. Con una imitazione della prodigiosa Excalibur e protetto dalla Vergine, ottenne grandi vittorie. Fu benefattore dei poveri, artefice di conventi e monasteri”
In questa festività di Tutti i Santi, la Chiesa celebra anche la vita di questo portoghese, acclamato con fervore nel suo paese che lo festeggia il 6 di novembre.
Nacque il 24 giugno 1360, si crede a Cernache di Bonjardím, Portogallo. Apparteneva alla nobiltà, poiché era figlio del cavaliere Álvaro Gonçalves Pereira, dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, grande priore dell’ospedale che questa opera aveva stabilito nel convento di Flor da Rosa. Alvaro ebbe dieci figli. Nuño fu il frutto di un’unione illecita, ma al momento di nascere fu riconosciuto legalmente. Ciò permise al ragazzo di godere dei benefici che gli dava la sua illustre ascendenza. La sua infanzia trascorse tra le truppe che erano al comando di suo padre ed i libri di cavalleria che facevano furore all’epoca, senza perdere l’innocenza della quale era adornato. La storia della sua vita ha poco da invidiare a quelle letterarie. Perché il piccolo Nuño, influenzato dalle gesta dei cavalieri della Tavola Rotonda, che le opere mettevano alla sua portata, si innamorò degli alti ideali intrisi di purezza che osservava nei personaggi. Sognava di emularli, proteggere il santo Graal impugnando nelle sue mani un’imitazione della prodigiosa “Excalibur”, e trasformarsi in un altro eroe difensore del suo paese. Di fatto, affettuosamente sua madre lo chiamava il “mio Galaaz”, nome di uno dei capitani di re Arturo.
Realmente, Nuño era valoroso e, come tale, a 13 anni fu armato cavaliere e designato paggio della regina Leonor Teles. Nel suo cuore desiderava la vita del celibato, ma quando aveva 16 anni, suo padre, col consenso del re, determinò che contraesse matrimonio con Leonor di Alvim, una giovane e ricca vedova senza discendenza. Ebbero tre figli; i due maschi morirono nel parto, mentre sopravvisse la bimba, Beatriz, che sarebbe diventata la moglie del primo duca di Bragança, Alfonso, figlio del re Juan I. Leonor morì nel 1388 poco tempo dopo aver dato alla luce questa unica figlia la cui educazione fu affidata da suo padre alla nonna della bambina.
Storicamente, la morte del re Fernando I del Portogallo venne accompagnata da gravi conflitti. Partì da questo mondo senza lasciare eredi maschi e Giovanni, maestro di Avis -figlio, benché naturale, di Pedro I del Portogallo, come lo era il legittimo Fernando-, si vide obbligato a lottare per la corona del suo paese contro il re Juan I di Castiglia che pretendeva il governo lusitano. L’armatura con la quale Nuño era stato investito cavaliere era del maestro di Avis; mantenevano una stretta vicinanza. Cosicché questo lo designò conestabile, concedendogli il titolo nobiliare di conte di Ourém. A capo delle truppe, Nuño appoggiò le sue aspirazioni monarchiche, ed ottenne varie vittorie, alcune delle quali tanto memorabili che sono passate agli annali della storia portoghese come la battaglia degli Atoleiros, e specialmente quelle di Aljubarrota y Valverde. Nuño era già un grande militare e lottava con una potente spada, che si conserva, sulla quale fece imprimere: “Excelsus super omnes gentes Dominus” (Il Signore si eleva su tutti i popoli) e sulla quale iscrisse, vicino alla croce e ad un giglio, il nome di Maria.
Il convento del Carmelo fu fatto costruire da lui in terreni di sua proprietà a compimento della promessa effettuata dopo aver vinto la battaglia di Aljubarrota. Perché in mezzo ai conflitti bellici, questo eroe non abbandonava le pratiche di pietà. Viveva in modo tanto esemplare che coloro che erano al suo fianco erano invitati a procedere onestamente. Adorava il Santissimo Sacramento, sentiva una profonda devozione per l’Eucaristia, e per la Vergine Maria, che considerava indubbia protettrice nel combattimento ed artefice delle sue vittorie, pregava fervidamente, soccorreva caritatevolmente i poveri, e non consentiva gesti licenziosi intorno a sé. Non ebbe mai difficoltà nel mostrare a tutti il segno esterno della sua fede avendo fatto imprimere i volti di Cristo crocifisso, della Vergine Maria, dell’apostolo Santiago e di san Giorgio sullo stendardo che portava. Molte chiese e monasteri si devono alla sua generosità.
Beatriz morì in 1414. Nell’agosto del 1422 il santo entrò nell’Ordine carmelitano, proprio nel convento che aveva fatto erigere a Lisbona, benché il suo desiderio fosse stato di rinchiudersi in una comunità lontana del Portogallo. Non poté farlo perché Don Duarte, figlio del re, non lo consentì. Era eminentemente un uomo mariano, e nel fatto di scegliere il Carmelo per passare lì il resto dei suoi giorni, pesò la sua devozione per la Santa Vergine. Facendo questo passo, si staccò da tutti i suoi beni e prese il nome di frate Nuño di Santa Maria. Non volle per sé nessuna prebenda; scelse di essere un semplice “donato” scegliendo un’appartata ed umile cella per portare a termine la sua intensa offerta di amore. Non solo mantenne intatti i pilastri che fino a quel momento avevano ornato la sua vita spirituale, ma accentuò la sua preghiera, il digiuno e le penitenze, essendo esemplare nella vivenza dell’osservanza. I religiosi videro nelle sue virtù un modello da seguire. Morì con fama di santità il 1° aprile 1431 accompagnato dal suo affettuoso amico, il monarca Juan I, e da grandi personalità del regno.
Fu beatificato da Benedetto XV il 23 gennaio 1918 e canonizzato per Benedetto XVI il 26 aprile 2009.
© Isabel Orellana Vilches, 2018
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