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Santo

San Giuseppe Calasanzio, 25 agosto

By 24 Agosto, 2024No Comments

“Fondatore degli scolopi. Devoto a Maria, grande pedagogo, impegnato nell’insegnamento a bambini e giovani. Pioniere nel mondo con la creazione di scuole popolari e gratuite. Pio XII lo dichiarò patrono di tutti i centri cristiani di questo tipo”

Quando sant’Alfonso Maria de Liguori attraversava circostanze difficili, si metteva a leggere la vita di Giuseppe e vi trovava consolazione. Nacque l’11 di settembre 1557 a Peralta de la Sal (Huesca, Spagna). Era il beniamino di sei fratelli. Già da bambino si propose di inseguire il diavolo col coltello in mano per ammazzarlo; tale era il suo odio per il peccato che gli inculcò sua madre, nel cui grembo imparò ad amare Dio, la Vergine ed i santi. Studiò grammatica a Estadilla e fu designato priore del collettivo di alunni aragonesi. Completò la sua formazione nell’università di Lerida, dove frequentò filosofia e diritto. Quindi realizzò teologia in quelle di Valencia ed Alcalá di Henares terminando nel 1581.

Il processo verso il suo sacerdozio si produsse nel 1582 nella convalescenza dopo una grave malattia. Promise alla Vergine che si sarebbe ordinato se guariva, e così successe. L’anno seguente riceveva questo sacramento. Svolse il suo ministero in diversi luoghi delle regioni pirenaiche, tra le altre, La Seu d’Urgell, vicino alla frontiera francese, e a Tremp dove assunse le missioni complementari di visitatore ufficiale e vicario generale di tre popolazioni aggiunte a quella di Tremp. Era un’epoca piena di pericoli per le genti che erano assalite da malviventi con imboscate, il che supponeva la perdita dei beni e a volte anche della propria vita. Giuseppe fece il possibile affinché il viceré risolvesse la situazione.

Nel 1592, dopo essersi addottorato in teologia a Lerida, aver rinunciato a tutte le sue proprietà e lasciate messe in moto alcune opere di carità, partì per Roma, il suo ultimo destino. Si integrò nella città, sotto la protezione del cardinale Colonna, antico compagno di corso in Alcalá che lo nominò teologo consulente e gli raccomandò la formazione di suo nipote. Insieme a san Camillo de Lellis emerse per la sua attenzione ai colpiti dalla peste. Ambedue “lottavano” per essere i più importanti nella cura dei malati e dei moribondi. Giuseppe che era membro della confraternita della Dottrina Cristiana, aveva già notato la grave carenza educativa dei bambini orfani ed abbandonati che deambulavano per le strade. E benché molti riuscisse ad istruirli le domeniche, era insufficiente. Vedeva che per poter arrivare a tutti, la formazione doveva essere gratuita. Cercò aiuto in diversi ordini religiosi e nel senato, ma si rese conto che doveva essere lui a dedicarsi a tanto delicato lavoro. Il padre Brendani, parroco di Santa Dorotea del Trastevere, l’incoraggiò ed aiutò.

Nel novembre 1597 in una delle stanze che gli prestò, creò una scuola, dando inizio al fecondo lavoro pedagogico che sarebbe culminato con la fondazione delle Scuole Pie. Il suo aspetto popolare e gratuito fece sì che Giuseppe fosse pioniere nel mondo di un’impresa come questa. Dopo la prima settimana c’era un centinaio di ragazzi. Due anni più tardi aprì un’altra casa ed il cardinale Colonna autorizzò che tre professori che sentivano predilezione per l’infanzia ed esercitavano proficuamente la docenza cominciassero vita comunitaria insieme a lui. Nel 1602, quando i ragazzi si avvicinavano al migliaio, inaugurò una nuova scuola per ospitarli in uno spazio attiguo alla basilica di Sant’Andrea della Valle.  Lì soffrì un incidente. Stava salendo una scala con una campana e cadde dall’alto, fratturandosi la gamba, che gli lasciò una zoppia. Dedicato completamente al compito educativo e all’attenzione ai ragazzi, abbandonò il palazzo di Colonna e convisse con essi. Consegnò loro la preghiera mariana “La corona delle 12 stelle”, un catechismo e “L’Orologio della Passione di Cristo”, oltre a scrivere quasi cinquemila lettere di grande valore spirituale e pedagogico.

Nel 1610 redasse le linee maestre della sua pedagogia, un regolamento per il professorato ed un altro per gli alunni. L’anno seguente acquistò un “palazzo” vicino a San Pantaleone ospitando un migliaio di studenti. Ammirava la scienza di Galileo che includeva nella formazione integrale che forniva ai piccoli unendo: “Pietà e Lettere”. Tutto scorreva velocemente. Nel 1614 Paolo V autorizzò il vincolo tra le Scuole Pie e la congregazione di Lucca di san Giovanni Leonardi che aveva aiutato Giuseppe. Vedendo che tale unione non funzionava -erano carismi distinti-, nel 1617 il padre Calasanz ottenne dal pontefice il “placet” per erigere la propria fondazione. Il cammino, benché breve, era stato doloroso, seminato da invidie e diffidenze di molti, compresi membri di altre ordini religiosi, gelosi della protezione che godeva del pontefice e di altre personalità importanti. Nella primavera di quell’anno il santo e i quattordici primi membri formalizzarono il loro impegno nella cappella dell’Apparizione, a San Pantaleone. Ai voti ordinari aggiunsero la consacrazione all’educazione della gioventù. Volle che tutti fossero “cooperatori della verità”.

Giuseppe era il generale dell’Ordine. Ma nel 1630 entrò nell’Ordine il padre Sozzi, una persona conflittuale che mosse i fili per convertirsi in provinciale dei Chierici Regolari delle Scuole Cristiane della Toscana, al di sopra dell’autorità del santo. Il malevolo sacerdote arrivò all’estremo di accusarlo davanti al Sant’Uffizio, ed il fondatore fu arrestato e condotto per Roma come un volgare delinquente. Fu liberato per la mediazione del cardinale Cesarini, ma Sozzi non cessò i suoi intrighi e lo sottopose ad ogni tipo di umiliazioni. Dopo la sua morte non cambiarono le cose perché il successore, padre Cherubini, seguì questa linea, fino a che, nel 1645, Giuseppe fu reintegrato come superiore generale. Cherubini morì tra le sue braccia. Il santo ricevette una nuova bastonata a 90 anni, vedendo ridotta la sua fondazione ad Associazione dal papa Innocenzo X. Quando apprese la notizia, emulando Giobbe, disse: “Dio me l’ha data, Dio me l’ha tolta. Benedetto sia Dio!”. Il 25 agosto 1648 esalava il suo ultimo respiro; soffrì molto a causa del suo fegato, benché i medici non notassero alcuna lesione. Nove anni più tardi, così come aveva previsto, convinto che la sua opera era di Dio, Alejandro VII la riconobbe.

Clemente XIII lo canonizzò il 16 Luglio 1767. Nel 1948 Pio XII lo dichiarò “celestiale patrono di tutte le scuole popolari cristiane”.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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