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Santo

San Francesco da Paola, 2 aprile

By 1 Aprile, 2024Aprile 17th, 2024No Comments

“Grande taumaturgo e apostolo, diede impulso alla Congregazione eremitica paolana di san Francesco d’Assisi. Quando la fama dei suoi prodigi arrivò all’orecchio del monarca francese Luigi XI questi richiese la presenza del santo alla corte francese attraverso la mediazione del papa Sisto IV”

Quando nacque il 27 marzo 1416 a Paola, (Cosenza, Italia) i suoi genitori Giacomo D’Alessio e Vienna di Fuscaldo avevano un’età rispettabile. Dopo sedici anni senza discendenza la possibilità di una paternità era svanita praticamente per loro. Avevano pregato l’intercessione di san Francesco d’Assisi e quando nacque gli attribuirono questa nuova vita. Per questo motivo, imposero il suo nome al neonato. Poco dopo, davanti ad una grave malattia oculare che patì, i genitori promisero al santo che il figlio, se fosse guarito, avrebbe vestito l’abito francescano, e vedendolo guarito mantennero la loro promessa.

Francesco era un adolescente quando entrò nel convento di San Marco Argentano di Cosenza come i suoi genitori avevano previsto attraverso un voto che lo impegnava per un anno. In quel tempo con la sua esemplare condotta evidenziò che l’ispirata decisione presa da loro di vincolarlo alla vita religiosa, quando non aveva ancora l’età per scegliere, egli la condivideva pienamente; non era qualcosa di imposto. Giovane orante e dedito, accoglieva con edificante disposizione gli umili compiti che gli affidavano, e cominciava già ad essere premiato con favori celestiali. Passato il tempo inizialmente concordato per il suo soggiorno nel convento, lasciò i religiosi. Abbandonare il chiostro, nel suo caso, non significava voltare le spalle ad una consacrazione. Batteva in fondo al suo cuore un anelito tale di donazione che tutte le opzioni che gli venivano offerte era come se gli sembrasse sempre poco.  Si sentiva potentemente incoraggiato a conquistare più alte quote.

I suoi genitori l’accompagnarono in peregrinazione per vari eremitaggi di diversi posti. Roma, Loreto, Montecassino – nucleo emblematico della vita cenobitica – centri che percorse allora, così come altri gruppi di anacoreti stabiliti nell’enclave privilegiata di Monte Luco, che pure visitò, dimostrano lo stato di ricerca che lo animava. Aveva chiaro quello che perseguiva. Per questo motivo non ebbe dubbi nell’esporre il suo malessere e la confusione vedendo in una via romana il ricco abbigliamento di un cardinale. Senza trattenersi, disse: “Nostro Signore non vestiva in questo modo”.   

Questo viaggio non fu inutile. Ritornando a Paola si era deciso per la vita monastica. I suoi genitori l’aiutavano nel cammino di discernimento. Nel 1435, in alcuni terreni che misero a sua disposizione alla periferia della città, iniziò una vita di orazione, penitenza e mortificazioni. Aveva appena oltrepassato l’adolescenza e la severa austerità che caratterizzava la sua vita cominciò ad attrarre l’interesse di altri nuovi aspiranti che a lui si unirono. Alcuni anni più tardi, monsignore Pirro Caracciolo, arcivescovo di Cosenza, conoscitore del nucleo monastico a cui Francesco aveva dato impulso, diede loro la sua benedizione e li dotò di un oratorio. La fama di virtù del santo oltrepassò i confini di Paola e si fece notare in tutta Napoli. Paolo II, informato della missione che portava a termine, non dubitò di aiutarlo direttamente ed indirettamente, concedendo indulgenze a coloro che contribuivano economicamente per la costruzione della chiesa. Il 17 maggio 1474 la “Congregazione eremitico paolana di San Francesco d’Assisi” ottenne l’approvazione pontificia. In molti posti anelavano la presenza di questi religiosi e chiedevano l’apertura di nuove fondazioni. I nascenti eremitaggi, sostentati dalle elemosine, cominciarono a sorgere ovunque.

L’unico desiderio di Francesco era compiere la volontà di Dio e insieme all’orazione estremizzava le sue discipline. Per il resto, non c’erano prebende per nessuno. Fossero poveri o ricchi, nobili o plebei, tutti venivano trattati senza accezione, mantenendo viva la profonda religiosità e fede del suo ambiente che attirò numerosi pellegrini. I poveri, in particolare, ebbero in lui ad un acerrimo sostenitore delle loro cause. Alzando la sua voce li difendeva di fronte ai potenti. Fu un grande taumaturgo. Si occupò di insegnare, a coloro che accorrevano chiedendo la sua protezione, che la chiave di ogni miracolo è la fede. È l’unico requisito che Cristo esige. Al rispetto, si sottolinea il caso di un giovane che aveva una piaga aperta in un braccio, ferita che non si chiudeva nonostante le visite di diversi medici. Sua madre gli suggerì di andare alla ricerca del santo che, al vederlo, semplicemente gli consegnò un’erba che falciò mentre passava, e gli indicò che gliela applicasse dopo averla bollita. Il giovane la conosceva in quanto si trattava di una specie comune che cresceva nel suo ambiente. Incredulo, volle sapere come era possibile che tale arbusto facesse il miracolo. Francesco rispose: “È la fede quella che fa miracoli.”     

Tanti furono i suoi prodigi e tanto rinomati che la sua eco arrivò in Francia. Lì era prostrato nel suo letto di morte il re Luigi XI che pregò papa Sisto IV di inviargli Francesco. Il pontefice, sicuramente costretto anche da interessi diplomatici, acconsentì. Ma Francesco si fece pregare vari mesi e partì solamente quando il papa glielo impose. Non era una situazione gradita. La chiara vocazione alla vita austera che abbracciava da varie decadi si contrapponeva a quella di palazzo, ma antepose sempre il bene altrui al suo e si dedicò a quella nuova missione. La sua presenza non procurò la guarigione al monarca, ma lo riconciliò con Dio e morì accettando la sua volontà. Prima gli aveva affidato la direzione spirituale di suo figlio e successore Carlo VIII. Inoltre, le relazioni tra il papato, la Francia ed i regni della Spagna, Boemia e Napoli uscirono migliorate dal generoso gesto dal santo.

Rimase in Francia per venticinque anni, acclamato per tutti. Lo precedeva la sua fama di uomo penitente ed austero. Il suo stile di vita eremitico fu seguito dai membri di altre famiglie religiose. Benedettini e francescani, tra gli altri, a lui si unirono. Così sorse l’Ordine dai Minimi in Calabria, e poi la creazione del Terzo Ordine secolare, al quale dopo si unì quello delle suore. Morì a 91 anni, il 2 aprile 1507 nella località francese di Plessis-les-Tours.

Leone X lo beatificò il 7 Luglio 1513. Egli stesso lo canonizzò il 1°maggio 1519.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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