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Sin categorizarVangelo e riflessione

Più che una credenza

By 15 Giugno, 2019No Comments

Santissima Trinità. Solennità

di p. Luis Casasús, Superiore Generale dei missionari Identes.

Proverbi 8, 22-31; Lettera ai Romani 5, 1-5; Gv 16, 12-15.

La Chiesa ha incluso nella liturgia di oggi la bella antifona ispirata di San Paolo: Caritas Pater est, gratia Filius, comunicatio Spiritus Sanctus, Oh, Beata Trinitas! Il Padre è carità, il Figlio è grazia e lo Spirito Santo è comunicazione. Cioè, la carità del Padre e la grazia del Figlio ci sono comunicate attraverso lo Spirito Santo, che le irradia nel nostro cuore.

Non dovremmo avere paura di chiamare “mistero” la Santissima Trinità, purché comprendiamo quello che realmente è un mistero.

Un mistero è qualcosa che non può essere risolto dalla mente. Un mistero è qualcosa che deve essere vissuto; al contrario, un problema è qualcosa che bisogna risolvere.

Perfino nel mondo della scienza, i misteri hanno un ruolo essenziale. Come disse Neil Armstrong, il primo uomo che mise piede sulla Luna, il mistero produce stupore e lo stupore è la base del desiderio di comprendere che ha l’essere umano.

La Santissima Trinità non è un problema, bensì un mistero. Abbiamo osservato quante volte Cristo nel Vangelo fa domande, invece di dare risposte? Ponzio Pilato fa a Gesù una serie di domande ed Egli risponde in maniera criptica, come se dicesse che realmente non sta capendo niente. Il nostro cammino spirituale consiste piuttosto nell’approfittare delle domande di Gesù per entrare in questo mistero. Quando siamo convinti che qualcosa è un mistero, sentiamo riverenza e stupore. Chi è tanto meravigliato che si fa nuovamente come un bambino, sta entrando nel mistero e nel regno di Dio.

Qual è il modo migliore di vivere questo mistero, di sperimentare la Trinità? In primo luogo, dobbiamo tenere conto che non dobbiamo inventare strade o metodi; Le Persone Divine si stanno avvicinando a noi sempre prima che noi ci muoviamo verso di esse.

Qual è allora la risposta adeguata e appropriata all’affermazione di Gesù che le Tre Persone Divine abiteranno nell’anima che è in stato di grazia?

L’Ospitalità.

L’ospitalità, per i popoli e le culture antiche, era un dovere sacro ed ai visitatori era dovuto tutto il rispetto del mondo. La dimensione spirituale dell’ospitalità si riflette nel Nuovo Testamento: Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo (Eb 13, 2). Essere ospitali, essere totalmente disponibili, è essere aperto al più profondo ed unico dell’altro. Questo spiega le parole di Gesù alle sue buone e generose amiche: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta» (Lc 10, 41-43).

Il conflitto non si dà tra l’ascolto ed il servizio, bensì tra l’ascolto ed il servizio che distrae l’attenzione del nostro ascolto. L’orazione non si oppone all’essere occupato, bensì alla schiavitù del peccato.

Per esempio, quando mi trovo con una persona in treno, all’inizio è qualcuno “in terza persona”. Parliamo del clima, della guerra, dell’economia, ma mi sento come chi sta riempiendo un questionario. Tuttavia, può succedere che i muri siano abbattuti, scopriamo un’esperienza che entrambi condividiamo e si stabilisce un’unità tra l’altra persona e me. Lui/Lei smette di essere “qualcuno” e si converte in Giovanni, Filippo o Anna. La persona disponibile è quella che sta continuamente, attivamente aperta alla possibilità di tale relazione.

Chiaramente, questo si realizza anche quando ci relazioniamo con le persone divine. Essere ospitali non è ricevere passivamente qualcuno. La vera ospitalità è creativa perché è un’apertura di se stessi verso l’altro, una presenza verso l’altro, il dono di se stessi. Questo è il dialogo tra il cristiano e le tre persone divine.

Questo fu quello che capitò ad un’altra donna del Vangelo, Maria Maddalena che indovinò pienamente quello che si supponeva dovesse fare a Cristo in casa dal fariseo, perché la sua ospitalità spirituale era ispirata, molto al di là del protocollo freddo e formale dell’anfitrione. Ella ricevette ed accolse con soddisfazione la Sapienza descritta nella Prima Lettura di oggi.

Attraverso gli occhi delle persone divine, attraverso la loro sensibilità, posso vedere delle possibilità in me e nelle mie situazioni che non avrei mai visto altrimenti. Nel loro dialogo con me, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo mi aiutano ad articolare e a scegliere queste possibilità. La loro posizione verso di me è quella di una chiamata; mi offrono continuamente un punto di vista che posso accettare o respingere. Questa è la vera ispirazione.

Un aneddoto per far risaltare la nostra incoscienza sulla costante ed ubiqua presenza e azioni divine nelle nostre vite.

Un professore matricola passò varie settimane preparando le sue note per la materia che doveva insegnare. Si era preparato laboriosamente a ciò, e le aveva scritte con molta attenzione. Il primo giorno dell’anno accademico, il giovane professore era nervoso e, seguendo il consiglio di alcuni colleghi, prese un sorso di vodka per calmare suoi nervi.

In fin dei conti, questo primo giorno era il suo primo grande evento, cosicché prese un secondo sorso… ed un terzo. Entrò nella sua stanza per vestirsi e quando ritornò nel suo ufficio, non riuscì a trovare le note. Cominciò a cercare in tutti i cassetti e scaffali della scrivania, ma non trovò i suoi appunti. Cercò per mezz’ora. Niente. Si avvicinava il momento della prima lezione. Sapeva che non poteva fare niente senza quel testo. Alla fine, disperato, alzò gli occhi al cielo e pregò: Signore, aiutami a trovare le mie note. Se lo fai, mai più berrò una goccia di vodka.

Quando guardò verso il basso, lì, proprio davanti a lui, come per miracolo, vide gli appunti. Alzò gli occhi al cielo e disse: Oh, dimentica la mia promessa, Signore, li ho già trovati .

La storia può sembrare divertente, ma è una triste caricatura della nostra povera risposta all’azione più o meno cospicua delle Tre Persone Divine.

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Una delle forme più profonde (ma chiaramente percettibili) della nostra convivenza e vita in comune con la Trinità sono le chiamate Impressioni Unziali (l’Olio Unziale significa cura ed unione con Dio), perché rappresentano la mia identificazione più o meno incipiente o intensa con una delle Persone divine.

A volte sento la filiazione, l’essere figlio, la mia natura filiale, la fiducia ed la misericordia del nostro Padre Celestiale; altre volte la mia fratellanza con Cristo, il mio desiderio di imitarlo, è ciò che presiede la mia vita spirituale. Infine, in alcuni momenti, sperimento l’amicizia dello Spirito Santo, il suo aiuto permanente ed il compimento della promessa di Gesù quando annunciò che lo Spirito Santo vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto (Gv 14, 26).

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È tanto bello che possiamo dirigerci a Dio come nostro Padre amante. Che possiamo camminare con Gesù come nostro fratello. E che possiamo vivere con la luce ed i doni del suo Spirito d’amore.

Maria fu la prima persona nella quale la Trinità venne ad abitare, quando il Padre le chiese di essere la Madre di suo Figlio, per il potere del suo Spirito Santo. Ella fu ospitale, oltre qualunque limite prevedibile.

Alcuni giorni fa abbiamo celebrato la festa della Visitazione di Maria. Un’osservazione importante che considero rilevante oggi: l’intenzione di Maria di visitare sua cugina fu generosa ed esemplare, ma la presenza in lei della Santissima Trinità diventò evidente per tutti e produsse risultati straordinari ed imprevedibili.

Dopo essere stata coperta dallo Spirito Santo concependo Gesù, Maria partì e andò il prima possibile alla casa di Zaccaria per salutare Elisabetta. Allora, appena Elisabetta sentì il saluto di Maria, il bambino sobbalzò nel suo ventre ed Elisabetta sentì la benedetta presenza di Gesù e si riempì dello Spirito Santo. La presenza di Cristo nel ventre di Maria portò allegria e fiducia ad Elisabetta ed anche a Giovanni Battista.

Ovviamente, il caso di Maria è davvero unico, ma ci fa comprendere che il modo in cui percepiamo l’amore di Dio sarà il modo in cui ci amiamo gli uni gli altri. Padre, Figlio e Spirito Santo non sono solo modelli da imitare, ma operano in e con noi.

Vogliamo essere consolati con risposte facili, ma Dio c’invita ad entrare nel mistero di chi Egli è. Impariamo ad essere più soddisfatti con la presenza attiva e provocatoria del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, piuttosto che con le risposte che in qualche modo esigiamo. Permettiamo sempre che la sorpresa di Dio ci guidi.

San Paolo riassunse questa esperienza quando descrisse l’amore di Dio nel suo saluto trinitario: Che la grazia del Signore Nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. Questo è il ritratto dell’esperienza cristiana dell’amore e della misericordia di Dio attraverso Gesù Cristo, fatto presente nello Spirito Santo, specialmente nella fraternità della comunità cristiana.

Possiamo dare solo quello che abbiamo ricevuto. È per questo che Gesù ci dice che i comandamenti più grandi sono questi: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti» (Mt 22, 37-40).

Il concetto e l’esperienza che abbiamo di Dio come Trinità, ci rivelano la chiave della vera gioia spirituale, che è l’amore di Dio manifestato nel nostro amore per gli altri, un amore che è imitazione della Santissima Trinità, un amore che si manifesta nella donazione mutua, nell’attenzione e nella conferma dell’altro.

Le Letture di oggi ci mostrano la bella verità della nostra fede, la Santissima Trinità.

Un modo di tenerlo presente è che tutti facciamo il Segno della Croce ogni volta che preghiamo. Tocchiamo la fronte e diciamo: Nel nome del Padre, perché Egli è la prima persona della Trinità ed il nostro Creatore. Poi tocchiamo il nostro cuore aggiungendo, E del Figlio. Questo ci ricorda che Dio Figlio procede dal Padre e scese dal cielo nel ventre della Santissima Vergine Maria. Quindi tocchiamo le nostre spalle, muovendo la mano da sinistra a destra mentre diciamo, E dello Spirito Santo, perché lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio; e nel suo amore, lo Spirito ci riempie, in corpo ed anima, con la vita divina.