La trasfigurazione fa parte della pedagogia di nostro Padre Celeste. Cristo si rivela ai suoi a partire dalla tradizione profetica che l’ha preceduto: Elia e Mosè, per indicare che nella sua persona il Padre ha dato compimento alla speranza di Israele. Cristo tocca i suoi discepoli e dice loro: ‘alzatevi, non temete’. Chiede loro di non fermarsi ad un’esperienza di gioia perché quello non è la vita, nemmeno la vita spirituale solamente, ma di seguirlo, camminando con pace e senza paura.
E’ il Padre che trasfigura Cristo sul monte. Di che cosa parla Gesù con Mosè ed Elia? Forse parlano del suo cammino verso la croce, forse della resurrezione, della passione, della morte e della gloria di Cristo. E’ come se il Padre dicesse a suo Figlio: ‘seguimi’, che in realtà è ciò che Cristo dice a ciascuno di noi. Mosè ed Elia ci danno testimonianza del fatto che le Sacre Scritture si devono leggere in funzione della croce e della resurrezione.
Pietro rappresenta molti di noi; a molti cristiani piacerebbe rimanere in questa vita, nella gloria, come voleva Pietro, senza passare attraverso la croce; ma questo non è il cammino che dobbiamo fare, che è invece Cristo.
Dobbiamo fare quello che dice il Padre: ‘questo è il mio Figlio prediletto, ascoltatelo’(Mt 23,9). Queste parole ci cambiano, ci trasformano, ci convertono. Sono parole inaudite, impressionanti. Ma per ascoltare la Parola si richiede silenzio nella mente, nella volontà e nel cuore, e, soprattutto molto amore e molta generosità. Questo è preghiera, ed è quello che Cristo aveva chiesto a Pietro, Giacomo e Giovanni. Fare silenzio con amore significa non pensare in quel momento né al lavoro, né alla famiglia, né alle malattie, né a qualunque altro problema o preoccupazione. Siamo cittadini del cielo, come dice San Paolo (Fil 3,20). Questo ci permette di stare in intima comunione, nella gloria, con la Santissima Trinità.
Nell’ Eucaristia il nostro povero corpo ed il nostro povero sangue si uniscono, si trasformano, potremmo dire, a immagine del corpo glorioso e del sangue glorioso di Cristo. Quel corpo che trasmette luce, pace e amore, avvolto nella misericordia del Padre. Questa è la trasfigurazione.
Nel cuore della morte di questo mondo,di questo mondo che vediamo morire, in questo cuore c’è tuttavia la speranza di questa trasformazione in Cristo. Cristo è il grande trasformatore della morte.
Dobbiamo essere confessori di Cristo crocifisso; dobbiamo riconoscerci nella croce di Cristo, ma non solo riconoscerci, bensì viverla. Questo è imitare i santi che seppero seguire le orme di un Cristo crocifisso e glorioso. La croce ha un potere immenso. Al centro della croce c’è solo amore, naturalmente non senza dolore. Cristo dice che ha vinto la morte. Siamo venuti ad ascoltare questa voce di Cristo. La Quaresima è ascolto, è silenzio, è digiunare delle nostre passioni. Anche nelle nostre vite ci sono momenti di trasfigurazione, per esempio nel momento di ricevere l’Eucaristia, momento in cui ci allontaniamo da noi stessi, dai nostri difetti, dalla nostra tendenza egoista e ci andiamo avvicinando alla pace, alla serenità ed al senso di giustizia di Cristo. Questa è la divina presenza della Santissima Trinità nel nostro spirito. Penetriamo nella notte del dolore dell’amore, ma con fiducia, senza paura, dando la mano a Cristo; e lo faremo ogni giorno, in ogni Eucaristia, dato che ogni Eucaristia è vera trasfigurazione.