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Santo

Beato Luigi Variara, 1 febbraio

By 31 Gennaio, 2024Aprile 17th, 2024No Comments

“Lo sguardo di un santo, eccettuato quello di Dio, non ha paragoni con nessun altro. Penetra nelle fessure del cuore, consola, anima, seduce, trascina… Luigi ha avuto questa esperienza con Don Bosco e si è proposto di conquistare il cielo”

Tra i molti giovani che Don Bosco commosse col suo potente carisma, alcuni conquistarono la santità ed uno di essi fu Luigi, un ragazzo nato il 15 gennaio 1875 a Viarigi (Asti, Italia). Studiava a Valdocco e fu tra i tanti che accolsero in attesa e pieno di giubilo il fondatore mentre condivideva giochi con altri compagni nel patio dell’Oratorio.

Nessuno è capace di guardare come un santo, eccetto Dio. E da questa prospettiva contempla quello che lo circonda. Luigi si sentì profondamente trapassato dallo sguardo di Giovanni al punto di cambiargli la vita. E portato dalla sua mano, spinto dall’autorità morale, compendio della virtù che distillava, insieme alla sua tenerezza e dal suo coraggio, si addentrò nei formidabili sentieri della perfezione. Doveva essere così, perché un santo non cerca proseliti, non spera che ritorni su di lui l’attenzione e la gratitudine delle persone alle quali si dirige, ma che volino verso Dio. Da tanta generosità emana una forza misteriosa che attrae tutti al di là dell’età e delle condizioni.

Luigi accarezzava l’idea di trovarsi con Don Bosco, come egli stesso narrò in modo delizioso: “Eravamo d’inverno. Giocavamo un pomeriggio nell’ampio patio dell’Oratorio, quando improvvisamente si sentì gridare da una parte all’altra: Don Bosco!… Don Bosco! Istintivamente ci lanciammo tutti verso il luogo da dove sarebbe venuto il nostro buon Padre per vedere chi prendevano per fare una passeggiata in automobile. Presto si vide Don Bosco circondato dalla sua cara torma infantile.

Io cercavo affannosamente il modo di situarmi in qualche punto dove potessi vederlo a mio piacimento, perché desideravo ardentemente conoscerlo. Mi avvicinai più che potei e, nel momento di essere aiutato a salire sull’automobile, mi diede un dolce sguardo ed i suoi occhi si fissarono attentamente in me; avevo la sicurezza di avere conosciuto un santo e che quel santo aveva letto nella mia anima qualcosa che solo Dio e lui potevano sapere.”

Frequentò studi ecclesiastici e prima di essere ordinato partì per la Colombia, in un luogo dove abitava il dolore in modo esagerato: il lebbrosario di Agua de Dios. Così lo sognò e chiese ai suoi superiori. Don Rua glielo aveva concesso dando risposta alla petizione effettuata dal padre Unia che si trovava nel lazzaretto e che lo selezionò personalmente a Torino. Arrivò l’intrepido apostolo nel 1894, a 19 anni, consegnando a Cristo il nettare della sua gioventù. Trasportava la grazia di toccare il cuore di tutti con le sue molte qualità che alleviarono i malati; una di esse la musica le cui note si estendevano per quella valle di lacrime attraverso la banda musicale che egli stesso creò.

Fu ordinato sacerdote nel 1898 e centrò il suo lavoro apostolico tra l’infanzia e la gioventù ferita da tante sfortune. Aveva le idee chiare: “Nessuno serve di più Gesù che colui che serve i malati in nome di Gesù”. Prestò loro la sua voce lottando per i loro legittimi diritti e perseguitò la giustizia per il bene di tutti in un’epoca che isolava crudelmente i colpiti dalla lebbra. Con il suo coraggio e costanza contribuì a migliorare la situazione. Fu un angelo di speranza.

Alcune centinaia di giovani donne che, o avevano contratto la malattia, o era triste patrimonio dei loro genitori, si formavano sotto l’attento sguardo del padre Variara come membri dell’Associazione delle Figlie di Maria. Per le loro circostanze personali era impensabile che la fiamma della vocazione che viveva nello spirito della maggioranza si potesse incanalare in qualche Istituto religioso. E Luigi, cosciente della situazione, nel 1905 diede loro la Congregazione delle Figlie dei Sacri Cuori e questa consegna: “Essere tutte di Gesù, lì ci sono il vostro anelito ed il vostro cielo”.

Esse si offrivano gioiose a Cristo come vittime espiatorie. Che questi malati avessero una Istituzione dove canalizzare la sua donazione religiosa era qualcosa di inesplorato nella Chiesa. Sicuro che nelle numerose difficoltà che dovette attraversare a partire da quel momento, il ricordo di Don Bosco fu stimolo per i giorni e le notti di Luigi, illuminandolo nella sua attività insieme a Maria Ausiliatrice e sostenendolo davanti all’incomprensione dell’autorità ecclesiale e la reticenza di certi suoi superiori.

Sensato, umile, prudente ed abnegato, non senza dolore, abbracciato alla croce, nel 1919 ubbidiente partì verso nuove missioni affidando alla Vergine la sua opera. Passò per Bogotà, Mosquera, Barranquilla e Táriba, ma non dimenticò mai i malati né le sue figlie che sostenne con una corrispondenza epistolare di tale profondità che ebbe un peso fondamentale nella sua causa di beatificazione. Quando si sentì morire, chiese che lo inviassero a Cúcuta. Non era il lazzaretto, ma si trovava nella terra che aveva irrigato con le sue sofferenze. Morì il 1° febbraio 1923. Aveva 48 anni. Era stato fedelissimo a questa convinzione: “Siamo dunque fermi nella vocazione, umili davanti a Gesù e solo Gesù cerchiamo in tutto”.

Giovanni Paolo II lo beatificò il 14 aprile 2002.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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