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Santo

Beato Luigi Novarese, 20 luglio

By 19 Luglio, 2024No Comments

“Apostolo dei malati, curato miracolosamente per la mediazione di Maria Ausiliatrice. Il suo impegno e le azioni a favore degli afflitti dalle sofferenze influì sulla legislazione sanitaria italiana”

Luigi superò i vaticini dei medici che lo avevano curato fissando una data di scadenza alla sua vita. È un genuino portatore di speranze. La sua vivenza del dolore fece di lui un apostolo dei malati. La solidarietà universale, che affratella coloro che passano attraverso momenti critici importanti, si moltiplicò attraverso le azioni a cui diede impulso pensando esclusivamente a loro.

 

Nacque a Casale Monferrato (Piemonte, Italia), il 29 Luglio 1914. Non aveva compiuto 9 mesi, quando suo padre morì in conseguenza di una polmonite non curata in modo adeguato. Teresa, sua madre, aveva 30 anni e nove figli da soddisfare; Luigi era il beniamino. I beni che possedevano si andarono a poco a poco riducendo. La pietà e lo spirito mariano che presiedeva la casa, incoraggiato da Teresa, suscitavano nel piccolo un cumulo di emozioni che lo spinsero a voler ricevere la prima comunione per suo conto, facendo credere al parroco del posto che l’aveva già presa molto tempo prima, quando questi volle assicurarsi che non era un neofita. La bugia picaresca del bambino, avvolta in un innocente anelito di affrettarsi ad ottenere quella grazia, causò grande dispiacere a sua madre quando lo vide all’altare. Ma il buon sacerdote, dopo avergli fatto alcune domande di catechismo, molto soddisfatto delle risposte, tranquillizzò Teresa dicendole: “Suo figlio, Signora, conosce il catechismo meglio di noi. Gli lasci fare la comunione da ora in poi”.

Nell’anno 1923 una caduta con funeste conseguenze diede una svolta alla sua vita. Aveva 9 anni, una crudele diagnosi: coxite, tubercolosi ossea con una ventina di ascessi aperti purulenti ed un pesante gesso che lo teneva fermo a letto. Cominciava a comprendere una delle pagine della vita che presto o tardi arriva a tutti: il dolore. Mentre i suoi amici giocavano, il suo scenario erano gli ospedali, che sua madre visitò tutti rifiutandosi di accettare la diagnosi di malattia incurabile. Così trascorse la sua adolescenza e gioventù. La preghiera, l’Eucaristia e la sua devozione a Maria lo trasformarono in un apostolo tra i ricoverati della sua età. Sempre esemplare, si sforzava per indirizzarli sulla via del bene ed insegnava loro il catechismo. I medici non furono capaci di eliminare l’infezione che generava quasi un litro giornaliero di avvelenato liquido. Consigliavano a Teresa di arrendersi; per quale motivo proseguire con tanta spesa se Luigi sarebbe morto presto. Egli l’aiutava a pagare trattamento ed ospedali cucendo bottoni ed occhielli. Ma andò più lontano. Scrisse al salesiano padre Rinaldi e si raccomandò alle sue preghiere. Sollecitava una catena infilata con la fede dei molti che avrebbero supplicato la Vergine per la sua guarigione. Nel maggio del 1931, quando aveva 17 anni, il miracolo arrivò, benché la gamba colpita rimanesse 15 cm. più corta della sana. Egli seppe che avrebbe ricevuto la grazia richiesta perché vide in sogno Maria Ausiliatrice. Ella gli assicurò, sempre in quello stato di veglia, che si sarebbe ristabilito nel mese dedicato alla sua celebrazione e che sarebbe diventato sacerdote, dando risposta a queste due domande che Luigi formulò. Volle anche sapere se sarebbe andato in cielo, ma la Madre semplicemente sorrise. Le promise che avrebbe dedicato tutta la sua vita a soccorrere le persone che soffrivano e ad evitare che i malati ricevessero il trattamento pieno di mancanze che egli stesso aveva sofferto. Don Bosco, Luigi Maria Grignion di Monfort e Giuseppe Cottolengo ebbero un grande peso nella sua vita.

Nel 1938 fu ordinato sacerdote. Passò per varie parrocchie e nel 1942 fece il salto nell’ambito diplomatico nelle mani del futuro Paolo VI che l’introdusse nella Segretaria di Stato del Vaticano. Aveva tante virtù e qualità che lo elessero Cameriere segreto soprannumerario nel 1952, e prelato domestico di Pio XII nel 1957. Prima, nel 1943 creò la Lega Sacerdotale Mariana (LSM), e a partire da quell’anno iniziò l’apostolato dei volontari della sofferenza, diede impulso alla pubblicazione “L’ancora”, diede vita settimanalmente attraverso la radio Vaticana ad un programma infondendo speranza ai malati, e nel 1950 creò i Silenziosi Operai della Croce. Guidò pellegrinaggi con handicappati e malati, ne portò varie migliaia in udienza da Pio XII, aprì officine, ecc.

Nel 1964 si occupò dell’ufficio per l’assistenza spirituale ospedaliera della Conferenza Episcopale Italiana. Ciò gli permise di conoscere di prima mano la situazione e la necessità di malati, sanatori ed ospedali che normalmente visitava. La sua esperienza ed implicazione nell’emendamento dei difetti influì sulla legislazione italiana che prese coscienza dei problemi. Parallelamente, diede impulso ad azioni di grande profondità nell’ambito della pastorale della sofferenza.

Servendo il carattere integrale della persona metteva l’accento non solo sull’aspetto fisico, ma anche su quello spirituale. Sapeva che senza questo ambito che insegna a dare un senso al senza senso del dolore, non ci si poteva aspettare ottimi risultati. Fu cosciente del potenziale che hanno nelle loro mani i malati che possono mettere ai piedi di Cristo la loro sofferenza. Lottò affinché si ristabilisse la loro dignità e fece sì che gli handicappati non fossero abbandonati. Volle portare tutti a Cristo e Maria. Faceva notare: “Conoscere, amare e servire Gesù: conoscendo bene Gesù lo si ama di più; amandolo di più si serve meglio; servendo meglio si va con più spinta verso gli altri fratelli malati”. Amava la croce e si proponeva di coinvolgere malati e handicappati in un apostolato che sapeva sarebbe stato fecondissimo se a lei si abbracciavano. Morì il 20 Luglio 1984 a Rocca Priora.

Il cardinale Bertone, come Delegato di Benedetto XVI, lo beatificò l’11 maggio 2013.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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