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Santo

Beato Giovanni Battista Scalabrini, 1 giugno

By 31 Maggio, 2024No Comments

“Martire della verità, padre degli emigranti e apostolo del catechismo. Fu vescovo di Piacenza, fondatore dei Missionari di San Carlo (Scalabriniani) e co-fondatore delle Sorelle Apostole del Sacro Cuore”.

Definì sé stesso dicendo che era: “uno che si mette in ginocchio davanti al mondo per implorare come una grazia il permesso di fargli il bene”. Perfetta descrizione di questo difensore della “unità nella verità”. Nacque a Fino Mornasco, Como, Italia, l’8 Luglio 1839. Apparteneva ad una famiglia di classe media. Era il terzo di otto fratelli. La preghiera comunitaria del rosario, la devozione materna per Cristo crocifisso e per Maria, tra le altre, furono lezioni indimenticabili che imparò nella sua casa, benché nei suoi fratelli ebbero un effetto diverso. Uno fu sul punto di essere incarcerato per problemi economici ed un altro dovette emigrare perdendo la vita nella traversata. Gli altri emersero nella politica e nell’università. Le sue sorelle stettero vicino a lui. Una illuminò due sacerdoti, e la beniamina appoggiò generosamente i suoi progetti e fu artefice di altri. Per il suo impegno nel condividere la fede coi suoi amici, mentre studiava nell’Istituto, si vedeva che era pronto per la consacrazione.

A 18 anni suo padre lo accompagnò al seminario. Fu ordinato nel 1863 con una votazione impeccabile, intriso della sua grandezza umana e spirituale. Esperto in scienze moderne, poliglotta, inquieto ed intelligente, basò il suo affanno evangelizzatore sul continente asiatico. Contava sulla benedizione materna che pregò mettendosi in ginocchio. Ma il prelato lo dissuase dicendogli: “Le tue Indie stanno in Italia”. Cominciò come coadiutore di una modesta parrocchia, missione breve perché il vescovo presto gliene affidò altre. Nel 1867 si produsse un’epidemia di colera e per la sua eroica azione con gli appestati fu premiato civilmente. Quello stesso anno fu designato vice-rettore del seminario; sarebbe diventato anche il loro rettore. Lì esercitò la docenza.

In quell’epoca prese contatto col beato Luigi Guanella che si occupava degli emigranti, e con due scienziati: Serafino Balestra, ammirevole per il suo lavoro coi sordomuti, ed Antonio Stoppani che era, inoltre, scrittore. I tre lasciarono la sua impronta su di lui. Ed altrettanto successe con Geremia Bonomelli, allora arciprete di Lovere che sarebbe diventato vescovo. Entrambi si influenzarono tra loro condividendo ardori simili. Nel 1870 fu fatto parroco di San Bartolomeo. Il suo lavoro apostolico e formativo era straordinario. Fondò una scuola materna, promosse l’opera di San Vincenzo destinata ai bambini malati e creò un oratorio per giovani. Si occupò dei sordomuti che aiutò in maniera decisiva applicando il metodo fonetico del suo amico Balestra. Si implicò anche attivamente in campi socio-lavorativi avendo sempre come sfondo l’elemento spirituale. Lì scrisse un catechismo per bambini e dettò una serie di conferenze sul Concilio Vaticano I che non passarono inosservate da Pio IX.

Non aveva più di 36 anni quando occupò la sede episcopale di Piacenza alla quale fu elevato nel 1876. Durante quasi tre decadi agì come un pastore infaticabile, esemplare. Aveva l’agenda strapiena con l’amministrazione di sacramenti, predicazione, assistenza ed educazione del clero e del suo gregge. Visitò cinque volte le 365 parrocchie della diocesi a piedi o a cavallo, poiché il progresso non era ancora arrivato. Realizzò tre sinodi, riformò gli studi ecclesiastici, consacrò duecento chiese, etc. E si preoccupò per infondere in tutti l’amore per la comunione frequente e l’Adorazione Perpetua. Nel 1895, insieme al padre Giuseppe Marchetti, fondò la congregazione delle Sorelle Apostole del Sacro Cuore.

Ma la sua azione più rappresentativa la portò a termine con gli emigranti. Conosceva perfettamente il dramma dell’esodo di coloro che partivano dall’Italia con l’ideale americano nei loro cuori e la speranza di una vita migliore. Molti ebbero i loro sogni e la loro fede frustrati. Vedendo che correvano il pericolo di perderla, nel 1887 istituì la congregazione dei Missionari di San Carlo (Scalabriniani), approvata da Leone XIII, per dar loro assistenza religiosa ed umana. A lui si deve il trasferimento di santa Francesca Saveria Cabrini in America nel 1889 per soccorrere bambini, orfani e malati italiani. Il beato non abbandonò mai i suoi emigranti. Visitò quelli che si trovavano in America del Nord e del Sud in due occasioni.

La sua consegna fu: “Farmi tutto per tutti per guadagnarli tutti per Cristo”. E certamente l’ottenne. Ebbe predilezione per i poveri, specialmente i “vergognosi” (persone che avevano goduto di grandi posizioni venute meno per la crisi), come per i carcerati. Fondò un istituto per sordomuti, organizzò l’assistenza alle operaie del riso (mondine), diede impulso alla società di mutuo soccorso, associazioni di operai, casse rurali e cooperative. Con i suoi beni personali riscattò dalla fame a migliaia di contadini ed operai. A questo scopo vendette i suoi cavalli, così come il calice e la croce pettorali regali di Pio IX. Fu il creatore del primo Congresso catechetico nazionale, e fondatore della prima rivista italiana di catechesi. Il segreto? Le sue numerose ore di adorazione davanti al Santissimo Sacramento. Diceva che la preghiera “è la parte più viva, più forte, più potente dell’apostolato”.

Era un appassionato della croce che normalmente stringeva vicino al suo petto supplicando: “Fa’ che mi innamori della croce”, e di Maria, della quale parlava con veemenza nelle omelie che pronunciava. Propulsore dei pellegrinaggi a santuari mariani, donò i gioielli di sua madre per incoronare la Vergine. Al suo passaggio lasciò il segno del suo amore per la Chiesa e per il pontefice. Portava tracciata nelle sue labbra la benedizione del perdono. È memorabile e profetico il discorso che pronunciò nel “Catholic Club” di New York nel 1901 sull’emigrazione. Il 1° di giugno del 1905 morì esaurito per tante fatiche. Ma prima esclamò: “Signore, sono pronto. Andiamo!”.

Giovanni Paolo II lo beatificò il 9 novembre 1997 denominandolo “martire della verità”, benché fosse già conosciuto mondialmente come il “padre degli Emigranti”, e “apostolo del Catechismo”, titolo concesso da Pio IX. Nel 1961, illuminate dal suo insegnamento, nacquero le Missionarie Secolari Scalabriniane.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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