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Santo

Beata Maria Maddalena (Margherita) Martinengo, 27 luglio

By 26 Luglio, 2024No Comments

“Aristocratica di splendida bellezza e fragile salute, provò il suo amore a Dio abbracciata ad eroiche penitenze. Fu gratificata da numerosi beni spirituali e doni diversi”

Era nata a Brescia, (Lombardia, Italia) nel 1687. La vita di questa aristocratica -era contessa- ribalta l’idea che la fragilità sia incompatibile con la fortezza, argomento insostenibile quando Dio è in mezzo. Fu una delle più grandi ascete che si conoscano, sconfinando le sue penitenze, se così ci si può esprimere, nel sopra-eroico. Oltre tutto, nacque con una natura tanto fragile che nessuno pensò che sarebbe sopravvissuta. Meno ancora quando sua madre, la contessa Margherita Secchi d’Aragona, non riuscì a farlo e morì cinque mesi dopo il parto. Tale era la gravità della bambina che fu perfino battezzata con urgenza temendo che non potesse ricevere questo sacramento. Per vari mesi Francesco Leopardo Martinengo, conte di Barco, fu felice di accogliere la bambina in una famiglia che contava già su due maschi, ma, essendo vedovo, visse con inquietudine per la salute della piccola che stette più vicino alla morte che alla vita. Poi, Margherita, il suo nome di battesimo, crebbe legata ai medici.

Il suo portamento distinto, somma di geni e della classe privilegiata alla quale apparteneva, le giocò una brutta avventura all’età di 5 anni. Quella volta si sentì ammirata dalle numerose persone che si trovavano nel suo palazzo quando sfilò adornata con uno splendido vestito. Questo fatto senza rilevanza per altre persone, non lo fu per lei; volle purgare il suo scivolone vanitoso per tutta la vita. Riconobbe anche la sua inclinazione per letture che non le facevano nessun bene. Il giorno della sua prima comunione, sul quale tanto sognò perché anelava ricevere Cristo, era passata per l’angoscia di vedere come la Sacra Forma cadeva a terra. Da quel momento, che dovette essere per lei traumatico, le rimase un’impressione che normalmente appariva ogni volta che andava a riceverla: “un freddo mortale invadeva non solo la sua anima, ma anche tutto il suo corpo.”    

A 13 anni consacrò privatamente la sua verginità. A 18 anni era una giovane bella, elegante, e molto intelligente che era stata educata dalle orsoline. Completò la sua formazione nel monastero di Santa Maria degli Angeli dove risiedevano due sue zie. Intanto andava ascendendo la scala dei mistici, portata da un amore di tale importanza che tutto le sembrava poco per purificare le debolezze che vedeva in sé stessa, il che le provocava grande afflizione. Con i suoi antenati e per via dell’apparenza, nessuno poteva immaginare che da tempo si mortificava con discipline, digiuni, cilici e tutto quello che poteva per assomigliare di più a Cristo Redentore. Viveva una vita di intensa pietà. Era generosissima, soccorreva i poveri, ed era sedotta dalla vita dei santi che leggeva. Ma suo padre non pensò neppure per un attimo che quella figlia, che proteggeva estremamente, gli avrebbe chiesto il permesso di entrare nel convento. Quando lo fece, ideò tutte i modi possibili per dissuaderla. Nel suo impegno l’aiutarono i fratelli e perfino le zie di Margherita. Consideravano che, in ogni caso, le sarebbe convenuto un buon matrimonio. Come avrebbe potuto sopravvivere in un monastero qualcuno che aveva tanta cattiva salute? Questi erano i suoi argomenti. Ma Margherita si impegnò e instaurò una lotta senza quartiere, dalla quale uscì vincitrice.

Nel 1705, a 18 anni, si integrò nella comunità delle cappuccine di Brescia, non tanto per scelta propria, poiché avrebbe pensato ad un altro Istituto, ma considerando che abbracciandosi a quel carisma compiva la volontà di Dio. E lì incominciò il suo particolare calvario che durò trenta anni. Le diedero il nome di Maddalena. E tanto la superiora come la maestra delle novizie e perfino l’ultima delle religiose la maltrattarono, come oggi si direbbe, psicologicamente, non solo con umiliazioni, ma anche seminando ovunque diffidenze e sfiducia verso di lei. Qualcuna pensò, e così lo manifestò, che la sua presenza nel convento avrebbe distrutto l’Ordine; sempre il giudizio umano agli antipodi del divino. Il giorno della convocazione nel quale tutte dovevano manifestare il loro giudizio rispetto alla sua permanenza nel convento, si supponeva che il risultato della votazione segreta sarebbe stato la sua espulsione. Tuttavia, l’unanimità affinché Lei rimanesse tra loro fu inequivocabile. Sembra che, al momento di manifestare il loro giudizio molte si sentirono intimamente animate a modificare il voto negativo al quale inizialmente pensarono.

Intanto, Margherita continuò con la sua vita di penitenza, sempre “in crescendo”, davanti allo stupore di confessori, che neanche la comprendevano, ed il disprezzo ed ogni tipo di offese da parte della badessa e del resto delle sorelle. Fu cuoca, portinaia, e più avanti maestra di novizie in tre occasioni. Lei stessa, benché non lo desiderasse, fu eletta badessa. Le sue mortificazioni severe rispondevano alla sua fervente richiesta che Cristo non le risparmiasse nessun supplizio. E insieme a tanti istanti quotidiani nei quali doveva vincersi, aggiungeva altre penitenze per non vivere neppure un minuto senza soffrire per Lui.

Soffrì stimolanti tentazioni. Tale fu la sua angoscia in alcuni momenti che arrivò a sfiorare il parossismo nella sua disperazione: “quasi desideravo ammazzarmi per andare più in fretta all’inferno”. Passò al di sopra delle false accuse e alla solitudine alla quale fu condannata temporaneamente impedendole di commentare temi spirituali con le novizie. Superò tutto con la grazia divina; usciva fortificata dalle tribolazioni. Riassumeva il suo anelito di soffrire per Cristo, dicendo: “Se non avessi avuto le pene corporali per rinfrescare o calmare l’ardore dell’amore per Dio, mi sarebbe stato impossibile sopportarlo”. Viveva sempre con eroica carità, fedele al carisma francescano. Fu gratificata con numerosi beni spirituali e doni diversi. Alla fine, contando già sull’amore delle sue sorelle, e da loro circondata, morì il 27 Luglio 1737.

Leone XIII la beatificò il 3 giugno 1900.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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