“Mercedaria spagnola. Realizzò il suo sogno spagnolo trasformando la clausura in un Istituto Missionario che aprì inizialmente in Cina e Giappone”
“Rimanere nella missione, se l’esige il bene dei nostri fratelli, anche quando ci possa essere il rischio di perdere la vita”, è lo spirito che incoraggia il quarto voto che la beata conferì alla sua fondazione. Questa giovane basca, nata il 25 Luglio 1884 nella popolare strada di Tenderia, situata nella zona vecchia di Bilbao (Spagna), inizialmente non si proponeva la vita religiosa. Era una giovane attraente, quasi adolescente, quando un marinaio si impadronì del suo cuore. I genitori volevano un altro futuro per lei, e sperando che si dimenticasse di quell’amore precoce l’iscrissero come interna nella scuola delle Mercedarie, di Bérriz. Chi avrebbe potuto pensare che lì l’aspettava il vero “padrone” del suo cuore! Ma così fu. Pilar, nome di battesimo, vedeva l’esempio delle religiose: la loro allegria, la loro disponibilità, la pace e felicità che derivava dai loro visi e dall’attività; fu tanto attratta da questa forma di vita che si propose di seguire Cristo per questa via, rafforzata dagli esercizi impartiti dal gesuita, padre Olasagarre.
Sua madre non si oppose; unicamente la pregò di ritardare la sua decisione fino ai 19 anni. Non aspettò neppure un minuto più. Nel 1903, lo stesso giorno in cui compì quell’età, entrò nel convento di clausura della Vera Cruz. Con grande allegria visse la scelta di sua sorella gemella Leonor che anch’essa si consacrò, anche se si dovettero separare fisicamente per avere scelto due diverse istituzioni. Nel 1904 professò e nel 1906 cominciò ad esercitare la docenza guadagnandosi l’affetto e la fiducia delle alunne che andava sensibilizzando davanti alle numerose carenze sociali del momento.
Era felice; aveva tutto quello che aveva sognato, l’ambiente propizio per scalare l’unione con la Santissima Trinità: “Qui il silenzio è qualcosa che vive e che dà vita, vita elevata, vita divina… Qui si respira Dio, a cui l’anima tende con tutte le sue forze”. Questa gioia, della quale si congratulava la sua famiglia, si tinse di dolore con la perdita di due dei suoi fratelli quello stesso anno 1906, fatto che ella accolse immersa nella fede e nella speranza. Per il resto, facilmente infuse intorno a sé l’amore per Dio, poiché possedeva un carattere eccezionale che metteva tutto nel lavoro apostolico. Quando si vive uno stato di orazione continua, i segni di questa amorosa donazione sono notori. Pilar era gentile, piana, allegra, forte, audace, aveva una grande forza di volontà, e tutto si sintetizza ricordando che aveva aperto le porte a Cristo senza porre ostacoli e la grazia sgorgava a fiumi. Nella scuola andò assumendo diverse responsabilità fino a diventarne direttrice nel 1923.
Nel frattempo, spiritualmente, aveva continuato a scalare i gradini della vita mistica. Il suo affanno era “vivere occupata unicamente negli interessi di Gesù che sono la gloria del Padre e la salvezza delle anime”. “Io non desidero altro che glorificarlo sulla terra, come Egli glorificò il Padre e farlo conoscere a quelli che mi hai affidato, che è il mondo intero”. Conosceva il valore restauratore dell’amore che riassumeva dicendo: “Tutto si risolve amando”. Commossa dalla visione del Redentore che contemplava sulla croce, germogliò dal suo interno un fervente ed inarrestabile anelito di evangelizzare instancabilmente. Fu, come ella riconobbe, la fonte dalla quale estrasse “l’anelito irresistibile” di essere missionaria insieme alle sue sorelle. L’occasione della Provvidenza si presentò con la visita di due missionari, uno di essi gesuita, che andava in Cina, ed un altro carmelitano che partiva per l’India. Essi infiammarono con le loro parole le religiose e le alunne contagiandole col loro entusiasmo, chiedendo le loro preghiere. A partire da lì, cominciarono ad incrociarsi lettere, a realizzare azioni solidali per raccogliere risorse destinate alle missioni, etc.
Nel 1924 le religiose di clausura soppesarono il loro futuro come missionarie ed unanimemente lo portarono alla preghiera. Una maggioranza era d’accordo nell’introdurre questo aspetto. Inoltre, alcuni anni prima, Pilar, nel corso di una visita del padre generale, gli aveva confidato queste opinioni che le pervadeva, e contavano sulla sua approvazione. Si fecero le gestioni pertinenti e nel settembre 1926, una volta ottenuta la dispensa della clausura, un primo gruppo di religiose con Pilar cominciò la sua azione in Cina; quindi portarono il vangelo in Giappone. Piene di fede superarono i conflitti della guerra ed evitarono i rischi della persecuzione e della prigione. Se avessero visto crollare l’opera che era costata loro tanto mettere in piedi, sarebbero tornate a darle impulso col vigore del primo momento. Arrivò un momento nel quale si domandarono circa la profonda trasformazione che richiedeva la vita che avevano adottato. Ciò supponeva emettere un giudizio rispetto al passaggio dalla clausura ad un’altra nuova forma: un Istituto Missionario. Il 23 maggio 1930 a votazione segreta tutte le suore diedero un verdetto affermativo, col quale si realizzò il sogno della beata.
Il nuovo Istituto delle Mercedarie Missionarie di Bérriz sarebbe stato approvato dalla Chiesa. Pilar viaggiò per le fondazioni confortando le sorelle che si trovavano in esse. Nel 1933 ebbe un’udienza con Pio XI che lodò lo spirito apostolico della sua opera. Poco dopo, il cancro che soffriva, e per il quale era già stata operata in due occasioni, la rapì da questo mondo. Fu il 23 Luglio 1934, a San Sebastian. Prima assicurò le sue sorelle che le avrebbe aiutate dal cielo. Stava per compiere mezzo secolo di vita ed aveva appena potuto esercitare come superiora generale.
Fu beatificata il 22 ottobre 2006 nella cattedrale di Bilbao dal cardinale Saraiva in rappresentanza del papa Benedetto XVI. Sua sorella Leonor, carmelitana della Carità, morì a Buenos Aires nel 1931. E’ stata aperta la causa di beatificazione.
© Isabel Orellana Vilches, 2018
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