Ascolto dello Spirito, discernimento comunitario, e corresponsabilità ecclesiale in vista di un effettivo rinnovamento in senso missionario della comunità cristiana nella sua mentalità, prassi pastorali, e stili di vita e di annuncio.
Tutto questo ho vissuto a Roma per tre giorni, dal 15 al 17 novembre scorsi, nella prima Assemblea Sinodale nazionale della Chiesa italiana, cui ho preso parte come delegato della Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo (zona sud della regione Lazio).
Eravamo circa mille delegati provenienti dalle 226 diocesi italiane, vescovi, sacerdoti, religiosi e laici, in un clima di preghiera e di amicizia, per confrontarci su quanto emerso dai primi tre anni di cammino sinodale nelle diocesi e nelle parrocchie italiane, nel contesto della spinta impressa alla Chiesa universale dal magistero di papa Francesco che chiede di vedere nella sinodalità lo stile costitutivo della Chiesa: tutti i battezzati abbiano voce e vivano da protagonisti la missione cristiana nel mondo. Sovrastati e quasi protetti dall’incantevole bellezza della Basilica di San Paolo fuori le mura, da dove le spoglie dell’Apostolo delle genti ci hanno indicato ancora una volta l’urgenza di annunciare il Vangelo a tutti, anche negli attuali vorticosi cambiamenti culturali, abbiamo lavorato in cento tavoli posizionati dentro la Basilica, nei quali, al di là dei ruoli e dei ministeri ricoperti, abbiamo condiviso il lavoro di discernimento intorno a ben 17 temi scaturiti dal cammino sinodale in Italia, in vista della elaborazione di uno Strumento di lavoro su cui le Chiese diocesane saranno chiamate a pronunciarsi, prima delle deliberazioni conclusive della Seconda Assemblea sinodale nazionale, nella primavera 2025.
Personalmente ho respirato un clima di speranza, in un tempo storico non facile per la fede e per la Chiesa, ed ho toccato con mano la vitalità della comunità cristiana in tanti luoghi e contesti di vita. Non mancano le fatiche, le lentezze, le perplessità, ma è chiaro che se non si vuole diventare irrilevanti come Chiesa è necessario verificare il nostro modo di essere nel mondo e di parlare all’uomo del nostro tempo, specie agli adulti e ai giovani, oggi in gran parte non intercettati dalla pastorale ecclesiale.
Tutto questo è importante anche per noi missionari identes che, con la Chiesa fondata su Pietro, vogliamo camminare, mettendoci a servizio con il nostro carisma della missione della comunità ecclesiale. Anche nelle giornate di Roma, specialmente nei tempi di preghiera comunitaria e nelle celebrazioni eucaristiche, è stata richiamata l’urgenza del cammino di santità e di una intensa vita di preghiera come fondamento della riforma della Chiesa. È quanto sta a cuore anche al carisma nato da Fernando Rielo.