«Polacca. Fondatrice, insieme a sua figlia, delle Sorelle della Resurrezione; è il primo caso che si da nella Chiesa. Perse diversi figli e lo sposo, vedendo in ciò la mano di Dio che le permise di essere religiosa, come sempre desiderò»
La vita di questa beata è una storia di fedeltà nell’attesa. Non dubitò mai che la volontà divina guidasse i suoi passi, benché per un tempo altre persone la guidassero per una via diversa da quella rimpianta, che era la consacrazione religiosa. Alla fine, si realizzò la sua profonda impressione, e benché avesse compiuto un grande giro, arrivò al destino sognato.
Nacque il 29 ottobre 1833 ad Antowil, antica città polacca, che appartiene attualmente alla Bielorussia, nel seno di un’agiata famiglia. Era la piccola di due fratelli. Con un’infanzia felice che qualificò come “anni d’oro”, circondata dall’affetto e sentendosi chiamata ad offrirsi totalmente a Dio, a 21 anni contrasse matrimonio con Józef Borzick nella cattedrale di Vilna. Non le fu possibile opporsi alla volontà dei suoi genitori e del prelato, o non lo vide conveniente. Considerarono che la cosa migliore che poteva fare era sposarsi, e ad essi sottomise il suo criterio che si mosse sempre con la certezza che Dio stava in mezzo a quello che continuava ad accaderle.
Si stabilì a Obremszczyzna, ma non si dimenticò della sua vocazione. Le sue faccende quotidiane non l’allontanavano dalla preghiera. La sua ascesi era impregnata anche di sacrificio. Inoltre, fu segnata dal dolore in ciò che più colpisce una madre: i suoi figli. Il primo di essi, Casimiro, nato nel 1855, morì quello stesso anno. Dopo un periodo di gioia per l’arrivo al mondo di sua figlia Celine nel 1858, nuovamente nel 1861 passò per il duro momento critico di dover seppellire un’altra figlia, Maria, che non sopravvisse. Infine, nel 1863 nacque Hedwig che avrebbe percorso insieme a lei il sentiero religioso al quale aspirò sempre. Quell’anno Celine si invischiò nella lotta per riscattare i prigionieri che sarebbero stati giustiziati in mezzo ai conflitti bellici scatenati in una divisa Polonia. Le autorità russe la fermarono e finì in prigione, portando con sé la piccola appena nata.
Nel 1869 un altro colpo d’artiglio ricadde sulla famiglia. Era sposata da sedici anni quando Józef soffrì un versamento cerebrale e rimase paralitico. Cercando per lui i migliori specialisti, tutti partirono per Vienna, confidando nel suo recupero. Celine diede attenzioni e tenerezza a fiumi, ma nel 1874, trovandosi nel suo domicilio di Obremszczyzna, Józef morì. Prese le sue figlie Celine e Hedwig e si trasferì a Roma l’anno seguente sicura che questi dolorosi avvenimenti obbedivano ad un piano divino. Percorse ancora Polonia, Vienna e Roma insieme a loro, curando la loro educazione, ma sempre in uno stato di ricerca, nell’attesa di capire la previsione di Dio sulla sua vita. Nel 1879 la giovane Celine contrasse matrimonio con un ragazzo polacco, e la beata incontrò il cofondatore e superiore generale della Congregazione della Resurrezione di Nostro Signor Gesù Cristo, il servo di Dio padre Piotr Semenenko, che aspirava a mettere in moto il ramo femminile. In quell’epoca, 1881, ella e Hedwig si disposero a fondare un convento di ispirazione carmelitana. Ma le conversazioni con Semenenko fecero loro cambiare piano. Nel 1882 madre e figlia cominciarono a far parte del suo sogno, preparandosi insieme ad altre cinque aspiranti per iniziare la vita religiosa.
Nel 1884 si sistemarono in una casa che tre anni più tardi avrebbe dato vita ad una scuola per bambine senza risorse. Si dava la circostanza che nell’edificio viveva la famiglia della Chiesa, trovandosi allora nel domicilio, monsignore Giacomo della Chiesa che sarebbe diventato il pontefice Benedetto XV. E mentre padre Semenenko soccorreva Celine e sua figlia incoraggiandole nella missione, qualcosa che fece fino alla sua morte nel 1886, anche esse contavano sull’ammirazione di colui che sarebbe diventato Vicario di Cristo in terra, che fu il loro cappellano e catechista. A queste intrepide donne le infiammava sapere che c’era una infinità di persone a cui la speranza sembrava voltare le spalle, che non avevano mai la grazia che qualcuno trasmettesse loro la fede, che parlasse loro del Dio vivo. La beata conosceva molto bene il dramma umano piagato di sofferenza e di ingiustizie a mansalva. Era convinta che dovevano “portare la morale ed il rinascimento religioso alla società”. La fondazione, che per la prima volta nella storia della Chiesa una madre ed una figlia costruivano all’unisono, sorgeva dalla fiducia in Dio; sapevano che Egli le avrebbe accompagnate. Contarono sull’aiuto del cardinale Parocchi, allora vicario di Roma.
Il 6 gennaio 1891 entrambe emisero i voti perpetui, ed altre tre religiose prendevano l’abito; quella data la considerarono come il giorno di nascita della Congregazione delle Resurrezioniste, con l’obiettivo di fornire educazione alle bambine povere che si estese poi alla cura dei malati. Hedwig fu la sua prima superiora generale. Andarono aprendo rapidamente case in paesi dell’Est. In Polonia dovettero usare molta prudenza. Rimanevano ancora resti dell’occupazione russa, e lavorarono clandestinamente, stabilendo la fondazione a Czestochowa, vicino a Jasna Góra, ed a Varsavia. Furono momenti di grandi ricordi per Celine che aveva vissuto in pieno l’inizio dell’invasione. Quindi fecero il salto in America, segnandola con l’apertura di una casa ed una scuola a Chicago nel 1900. Nel1905 la fondazione ricevette il “decretum laudis”.
Hedwig, di cui si è aperta la causa di beatificazione, morì improvvisamente a Kety, Polonia, il 27 settembre 1906; aveva 43 anni. Celine non solo tornò a soffrire la perdita di un altro dei suoi figli, ma anche quella della sua fedele compagna e sorella nella fede. Fu un durissimo colpo. Nel 1911 il primo capitolo generale dell’Ordine la elesse superiora generale, missione che mantenne fino alla fine dei suoi giorni. Consegnò la sua anima a Dio il 26 ottobre 1913 a Malopolskie, Cracovia, quando era di passaggio per andare a Varsavia in visita apostolica; stava per compiere 80 anni.
Fu beatificata il 27 ottobre 2007 dal cardinale Saraiva, delegato di Benedetto XVI.
© Isabel Orellana Vilches, 2018
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