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Santo

Sant’Alfonso Maria de Liguori, 1 agosto

By 31 Luglio, 2024No Comments

“Prestigioso giurista, fondatore dei redentoristi, Dottore della Chiesa, patrono dei confessori e dei moralisti, Per Giovanni Paolo II: una figura gigantesca, non solo della storia della Chiesa, ma anche per tutta l’Umanità”.

Questo grande maestro della vita spirituale il cui esempio ha mosso tanti a perseguire la santità, nacque a Marianella (campagna vicina a Napoli, Italia) il 27 settembre 1696. Primogenito di sette fratelli, sicuramente né suo padre, capitano delle galere del re, né sua madre, appartenente all’aristocrazia, dimenticarono il vaticinio di san Francesco De Geronimo il quale al nascere del bambino profetizzò che sarebbe diventato vescovo e che sarebbe morto longevo, avendo dato gloria alla Chiesa. Questa profezia del gesuita si realizzò rigorosamente. Da parte di sua madre Alfonso ricevette l’istruzione cristiana e l’esercitò insieme alla sua famiglia con atti quotidiani di pietà. La sua intelligenza era tale che a 16 anni fece qualcosa di veramente eccezionale: si laureò in due campi come dottore in diritto civile e canonico, completando così la sua grande preparazione artistica, scientifica e musicale. Comporrà numerose canzoni per il popolo, la più famosa delle quali è il canto di Natale Tu scendi dalle stelle. Non erano meno importanti le sue qualità spirituali che sviluppò con i religiosi di san Filippo Neri e coi padri filippini.

Come avvocato di grido, con un’importante clientela, comparve a Napoli in tribunale dando prove probatorie della sua riconosciuta eloquenza. La fama ed il successo lo precedevano per la sua brillante capacità di uscire vittorioso in tutti i casi che difese. Ma sbagliò nella causa che sostenne contro il duca della Toscana a causa di una vile scaramuccia a lui estranea. Scoppiò in pianto, deluso, nella sua stanza, appese la toga, chiuse lo studio, mise la sua spada ai piedi di Maria e si dimenticò della professione. Le visite all’Ospedale degli Incurabili e la lettura delle vite di santi, insieme all’orazione che realizzava davanti al Santissimo esposto nelle Quaranta Ore, furono la sua unica consolazione. Un giorno, mentre assisteva i malati, ascoltò una voce: “Lascia il mondo e donati tutto a Me”, locuzione che si ripeteva quando lasciava l’ospedale. Prima aveva lasciato alla decisione di Dio la risposta circa un matrimonio con la figlia di un principe. Egli lo chiamava per sé e commosso manifestò: “Dio mio, troppo ho resistito alla vostra grazia; qui mi avete; fate di me quello che volete”. Questo fíat particolare lo ratificò davanti a Maria e poi lo comunicò ai suoi parenti. Suo padre non capiva la sua decisione, e sua madre scoppiò in lacrime. Ma Alfonso, vincendo ogni resistenza, il che non fu facile, dopo avere frequentato gli studi corrispondenti, nel 1726 fu ordinato sacerdote quando aveva 30 anni. Suo padre cominciò a negargli la parola. Poi, pensando agli onori che suo figlio poteva ottenere, si riconciliò con lui.

Senza perdere tempo cominciò l’evangelizzazione dai quartieri periferici di Napoli. Era un raggio di luce che brillava in mezzo alla sordidezza nella quale molti vivevano male. Malviventi, prostitute, quelli che non avevano neppure le cose elementari per sostenersi degnamente, pregavano in modo comunitario e familiarizzavano con la Parola di Dio sotto la direzione di Alfonso e di altri sacerdoti. Li incoraggiava a vivere la santità. Quando giunse all’orecchio dell’arcivescovo di Napoli questo sorprendente lavoro, come Alfonso faceva conoscere la fede all’aria aperta, ottenendo che lavoratori e persone di scarse risorse potessero ricevere quella grazia, autorizzò che si riunissero nelle cappelle; così nacquero le famose “Cappelle del Tramonto”. I giovani del posto si andarono incorporando alla direzione di questa feconda attività.

Il suo anelito era andare missionario in Cina (si era alloggiato nella Scuola dei Cinesi), e morire lì per Cristo. Ma, esaurito per la sua intensa attività andò a Scala per rimettersi. Prendendo contatto con la gente del posto e notando la loro deficiente formazione religiosa, si sentì chiamato ad erigere una nuova fondazione diretta alle zone rurali. Il 9 novembre 1732 con un gruppo di sacerdoti fondò la Congregazione del Santissimo Redentore. Dopo molte difficoltà, nel 1749 fu approvata da Benedetto XIV. Parallelamente, e col fine di fornire adeguata formazione ai seminaristi, Alfonso cominciò a redigere trattati di Morale. La sua opera si andò incrementando con più di un centinaio di testi di spiritualità e di teologia universalmente riconosciuti. Tra gli altri si trovano le Massime Eterne, Le Glorie di Maria e la Pratica di amore a Gesù Cristo. Sono scritti con un linguaggio semplice ed ameno, accessibile anche a coloro che non avevano speciale preparazione.

Cristo, il vangelo e la preghiera, insieme alla sua devozione per Maria, la meditazione sui misteri dell’Incarnazione e della Passione furono alcuni dei pilastri della sua vita spirituale. Rispetto alla preghiera, fece notare: “Chi prega si salva”. Assicurò anche: “Dio non nega a nessuno la grazia preghiera con la quale si ottiene l’aiuto per vincere ogni concupiscenza ed ogni tentazione. E dico, replico e replicherò sempre, durante tutta la mia vita, che tutta la nostra salvezza sta nel pregare.”

Designato vescovo di Sant’Agata dei Goti, si rifiutò in varie occasioni di accettare l’incarico, ma alla fine fu consacrato nel 1762. I tredici anni di esercizio pastorale furono sotto il segno della sua squisita carità. Nel 1775 si ritirò a Pagani, Salerno. Soffriva per una dolorosa artrite deformante che lo costringeva a tenere la schiena ricurva, e che si andò acutizzando. Passò anni pieni di sofferenze a tutti i livelli, fisici e spirituali, alcuni creati dallo sviluppo della congregazione e molti altri problemi interiori. Arrivò perfino ad essere allontanato dall’Ordine per volontà di Pio VI nel 1780, fatto che accolse col suo proverbiale senso di unità e di rispetto per la Sede Apostolica. Morì il 1° agosto del 1787; aveva quasi 91 anni.

Pio VII lo beatificò il 15 settembre 1815. Gregorio XVI lo canonizzò il 26 maggio 1839. Nel 1871 Pio XI lo proclamò dottore della Chiesa. E nel 1950 Pio XII lo nominò patrono dei confessori e moralisti. Giovanni Paolo II disse di lui: “Sant’Alfonso è una figura gigantesca non solo della storia della Chiesa, ma anche per tutta l’Umanità”.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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