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Santo

Beata Maria Ines Teresa del Santissimo Sacramento (Manuelita di Gesù), 22 luglio

By 21 Luglio, 2024No Comments

“Messicana, chiamata alla vita religiosa dopo la lettura della vita di Teresa di Lisieux e fondatrice di varie istituzioni missionarie. E’ la fondatrice delle Missionarie Clarisse del Santissimo Sacramento”

Maria Manuela di Gesù Ariane Spinosa (conosciuta come Manuelita) nacque il 7 Luglio 1904 nella località messicana di Ixtlán del Rio, Nayarit. Fu la quinta di otto fratelli. Suo padre era giudice del distretto, e questo suppose un costante spostamento per la famiglia che visse in diversi posti. Ciò le permise di fare esperienze a Tepic, Mazatlán, Guadalajara ed altre città; furono tappe frammentate della sua vita aperta a nuovi ed arricchenti orizzonti. Crebbe senza allontanare le lusinghe, in mezzo ad un ambiente sano, ed un sentimento contraddittorio davanti all’intima gioia per le attenzioni che riceveva, ed il vuoto che questi gesti banali, sprovvisti di contenuto, lasciavano nel suo cuore. Per un tempo lavorò in un’entità bancaria.

Nel 1924 la sua anima andava scivolando per un sentiero, ancora sconosciuto, ma promettente per quanto non le permettesse di adattarsi alle circostanze del momento. Alla fine dell’estate di quell’anno, spaventata dall’operazione che doveva risolvere la sua malattia dell’appendice, non volle passare dal chirurgo a Guadalajara. Arrivava l’ora della sua grande scossa interiore. Ritornando da Tepic a Collima si mise a leggere “Storia di un’anima”. Dalle sue pagine Teresa di Lisieux le tese un ponte d’argento, e sentì che trovava la sua vocazione. Dio muoveva le sue pedine con urgenza, ed alcuni giorni più tardi, già in ottobre, durante il Congresso Eucaristico che ebbe luogo in Messico, Manuelita sperimentò la chiamata: “Dio, l’amore, mi attraeva con forza irresistibile. Volevo solo amare e darmi a Dio. Tutto il mio anelito era l’Eucaristia”. La forza che derivava dal suo essere era tale che determinò farsi oblazione per il Messico ed il resto del mondo, accogliendo gioiosa l’intervento chirurgico che aveva respinto. Nel momento successivo, la Vergine la riempì di benedizioni e da quell’istante fino alla fine dei suoi giorni rimase unita a Lei.

Nel 1926 si dedicò espressamente “come vittima di olocausto” all’Amore Misericordioso. L’affliggeva la fustigazione che soffriva la Chiesa in Messico, istigata dalle autorità governative. Era qualcosa che la colpiva personalmente, poiché sperimentava l’irrefrenabile affanno che tutto il suo essere appartenesse a Dio ed aspirava a seguirlo nella vita religiosa, ma il limite imposto dalla situazione politica la ostacolava. Questo le creò una grande mortificazione, benché spiritualmente si trasformasse in guadagno perché da quel periodo emerse una donna forte, abituata alla preghiera. Nel 1929 entrò nelle Clarisse Sacramentarie dell’ “Ave Maria”, di Los Angeles, California, e lì prese il suo nome religioso. L’anno seguente la Vergine di Guadalupe si manifestò, dicendole: “Se entra nei propositi di Dio servirsi di te per le opere di apostolato, mi impegno ad accompagnarti in tutti i tuoi passi, mettendo sulle tue labbra la parola persuasiva che intenerisca i cuori, ed in questi la grazia di cui hanno bisogno; mi impegno inoltre, per i meriti di mio Figlio, a dare a tutti quelli con i quali avrai qualche relazione, anche solamente in spirito, la grazia santificante e la perseveranza finale…”. Emulando Teresa di Lisieux, ella volle anche essere missionaria contemplativa. Fu un’esemplare religiosa che irradiava allegria nella sua attività, matura, generosa, servizievole, fedele al carisma, incarnando la povertà, con risorse e visione organizzativa. Assumeva qualunque circostanza con coraggio, senza tirarsi indietro. Così visse per sedici anni.

Nel suo interno ardeva la vocazione missionaria, e insieme ad essa continuava la promessa di Maria. Dopo un doloroso processo di chiarimento, ed una ricerca sottomessa sempre al compimento della volontà divina, aprì il suo cuore alla superiora, e costei generosamente accolse la sua inquietudine e le diede corso ufficiale. Nel 1945 fu autorizzata a mettere in moto la fondazione, e si diede libertà a coloro che volessero seguirla. Monsignor González Ariani, prelato di Cuernavaca, aveva appoggiato l’opera, come poi fece anche il vescovo di Puebla. La sua famiglia le prestò una casa a Cuernavaca che si trasformò nel luogo dove ella e le religiose che l’accompagnavano diedero i primi passi. Nel 1949 fondò l’università femminile di Puebla. Nel 1953 le costituzioni della nascente realtà ecclesiale, le Missionarie Clarisse del Santissimo Sacramento ricevevano l’approvazione ecclesiastica. La strada non era stata facile, ma Manuelita si mantenne ferma nel suo impegno. Si sentiva indegna, serva inutile: «Dio ebbe compassione della sua opera, di questa opera per la quale si era avvalso dello strumento più friabile, più inetto, più incapace. Ma era sua… l’opera». «Molte volte gli dico: “Tu hai la colpa, perché ti sei avvalso del peggio che potevi trovare!”».

Poi sorsero altre fondazioni intorno al carisma inesiano – una spiritualità eucaristica e mariana di chiara vocazione missionaria -, dirette a sacerdoti, religiosi e laici di diverse età e stati, tutte illuminate dal motto “È urgente che Cristo regni” (1 Cor 15, 25). La sua feconda traiettoria rimase segnata dalla celebrazione delle Nozze d’Oro nel 1980 che passò a Roma, con la gioia di essere ricevuta in udienza da Giovanni Paolo II nel dicembre di quell’anno; allora egli lodò la sua fedeltà con visibile entusiasmo. Morì in questa città il 22 Luglio 1981.

Il cardinale Amato, in rappresentanza di Benedetto XVI, la beatificò in Messico il 21 aprile 2012. La cerimonia ebbe luogo nella basilica dove si venera la Vergine di Guadalupe.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
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