Skip to main content
Santo

Beato Edward Giovanni Maria Poppe, 10 giugno

By 9 Giugno, 2024No Comments

“Pedagogo Della Eucarestia, devozione che diffuse dovunque. Creatore del Circolo del Catechismo e della Lega della Comunione. Un grande sacerdote che si lasciò portare da questa profonda convinzione: santificarsi per santificare gli altri”

Le vere radici dello scoraggiamento sono le deficienze personali, le debolezze, l’insieme di debolezze che non sono state depurate e delle quali il diavolo se ne approfitta. Con indipendenza della sua origine, quando quello si presenta, bisogna solo chiedere aiuto a Cristo. Questo fece questo beato quando passò per questa esperienza.

Nacque nella località belga di Moerzeke, Fiandre, il 18 dicembre 1890. Apparentemente, la professione di suo padre che fu panettiere, avrebbe potuto condizionare la sua vita. Ma, senza dubbio, Dio l’aveva segnato da tutta l’eternità affinché stesse vincolato strettamente al Santissimo Sacramento, impastando il Pane dell’Eucaristia per otto anni, e diffondendo il suo amore per lei attraverso scritti e predicazioni. Quando aveva 16 anni perse suo padre. Egli e la sua cristiana madre avevano dato alla Chiesa sette dei loro undici figli, dei quali alcuni appena sopravvissero. L’influenza materna fu determinante affinché Edoardo entrasse nel seminario di San Nicola, di Waas, nel 1909. L’anno seguente dovette compiere gli obblighi civili nell’esercito, benché continuasse a studiare.

Appena esplose la Prima Guerra Mondiale egli fu reclutato e svolse lavori di infermeria. Lì ebbe occasione di mostrare in quale grado desiderasse realizzare la volontà di Dio esercitando la carità fino a rimanere stremato in circostanze poco gentili per una persona sensibile come lui. Dovette condividere la rudezza, i cattivi modi, e le pessime battute di soldati dediti obbligatoriamente al senza senso della battaglia. Allora imparò aspetti importanti della psicologia umana che poi gli sarebbero serviti pastoralmente.

La lettura dell’autobiografia di Teresa di Lisieux gli lasciò profonda impronta e sperimentò grande sintonia con lei nel suo modo di vivere l’orazione. Per il suo amore alla croce redentrice sceglieva san Francesco d’Assisi, benché si sentisse anche vicino a san Luigi Maria Grignon di Montfort nella sua devozione a Maria. Pensando alla missione sacerdotale, ebbe chiaro che la santità si trasmette se si vive in prima persona: “Santificare per santificare gli altri”. Questo fatto indiscutibile che viene avallato dallo stesso vangelo, dove rimane chiaro che nessuno può dare quello che non ha, non fu capito da alcuni. Gli dissero che quell’apprezzamento era frutto di una visione idealistica, il che introdusse nel suo animo il dubbio rispetto alla viabilità della sua santità personale. Tutto ciò in mezzo ad un processo di aridità che non si dissolveva neanche raccomandandosi a Maria. Con la porta aperta allo scoraggiamento, si sentiva tanto poca cosa che non capiva come Dio potesse amarlo. Il suo confessore l’aiutò: “Dica frequentemente: ‘Signore, io credo, ma aiutami’, soprattutto, non si scoraggi. Guardi il crocifisso; in lui troverà la pace gioiosa del sacrificio”. Seguendo questo consiglio, con l’aiuto della grazia andò avanti.

Nel 1914 un altro sacerdote che lo aveva assistito in un momento nel quale lo raccolsero quasi moribondo, gli infuse la devozione a san Giuseppe. Due anni più tardi fu ordinato sacerdote e destinato come vice-parroco a Santa Coleta a Gand, chiesa eretta in un quartiere periferico. Nell’architrave della sua casa scrisse “Porta patet, cor autem magis” (la porta è aperta, ma il cuore di più). Non fu solo una bella frase o una semplice consegna. Come aveva fatto prima, sparse a piene mani la misericordia: soccorreva tutte le persone che vivevano situazioni di emarginazione, povertà, malattie, ai bambini e moribondi. Sorprendentemente, moltiplicava le ore di adorazione davanti all’Eucaristia. Da essa scaturiva la sorgente di bontà che spargeva a piene mani. Ad un sacerdote che si interessò a lui vedendolo davanti all’altare, gli rispose: “… sto facendo compagnia a Nostro Signore. Mi sento troppo stanco per parlargli, cosicché sto riposando al suo fianco”.

Diffuse tra i bambini la sua profonda devozione per l’Eucaristia attraverso il settimanale illustrato “Zonneland” (Paese del Sole), della sua paternità. Ed il suo “Metodo educativo eucaristico” fu qualificato dal cardinale Mercier come un’opera maestra. È considerato da molti “pedagogo dell’Eucaristia”. Promosse associazioni secolari e sacerdotali, includendo il rinnovamento liturgico e catechetico. Creò il Circolo del Catechismo ed una Lega di Comunione. Soffrì molto quando gli indicavano di allontanarsi dai suoi campi di azione apostolica, e sempre ubbidendo pregava Cristo che l’aiutasse. “Soffrire ed ubbidire!”, scriveva prendendo come modello il Salvatore e san Giuseppe. I frutti apostolici si moltiplicavano.

Quasi alla fine della sua vita fu cappellano di una comunità religiosa a Moerzeke. Si dedicò alla contemplazione, allo studio e alla predicazione. Scrisse contro il marxismo, il materialismo e la secolarizzazione. Fu di salute debole per tutta la vita ed ebbe periodi lunghi nei quali si vide obbligato a rimanere a letto. Secondo quanto confidò nella della sua ultima lettera al suo direttore spirituale, si offrì a Cristo per le vocazioni, specialmente quelle sacerdotali. La morte lo sorprese paralizzando il suo cuore, dopo tre crisi cardiache, il 10 giugno 1924 mentre si trovava a Leopoldsburgo. Era arrivato nel 1922 per assistere i sacerdoti che compivano servizio militare. Aveva 34 anni.

Giovanni Paolo II lo beatificò il 3 ottobre 1999.

 

© Isabel Orellana Vilches, 2018
Autora vinculada a

Obra protegida por derechos de autor.
Inscrita en el Registro de la Propiedad Intelectual el 24 de noviembre de 2014.
________________
Derechos de edición reservados:
Fundación Fernando Rielo
Hermosilla 5, 3° 28001 Madrid
Tlf.: (34) 91 575 40 91 Fax: (34) 91 578 07 72
Correo electrónico: fundacion@rielo.org

Depósito legal: M-18664-2020
ISBN: 978-84-946646-6-3