La morte in Italia di tre lattanti nei primi mesi di quest’anno a causa di una circoncisione rituale maschile fatta in ambiente non idoneo e da personale non sanitario ha messo in luce la gravità della questione. E’ un argomento che ha molteplici aspetti : religiosi , culturali, etici, giuridici , antropologici, sanitari, economici, di accesso ai servizi sanitari.
Per approfondire il dibattito si è svolto il 3 giugno all’Istituto Veritatis Splendor di Bologna un seminario organizzato dalla Fondazione Idente di Studi e di Ricerca, il Rielo Institute for Integral Development e la Caritas Roma, co-organizzato dal Gruppo Regionale Immigrazione e Salute Emilia Romagna (GrIS-Emilia Romagna) dalla Società Italiana di Medicina delle Migrazioni(SIMM)
Il seminario è stato aperto da Padre José María López, vicepresidente dell’Istituto dei missionari Identes, che ha affermato che è necessaria un’antropologia potenziante, includente e dialogante per vincere le diverse forme di xenofobia e riconoscere che tutti siamo debitori al movimento migratorio. A seguire padre Francesco Scimè, responsabile della Pastorale della Salute della diocesi di Bologna, ha ricordato che la risposta al problema della salute non si risolve in modo sanitario ma globale e che dobbiamo guardare i migranti come nostri fratelli.
Dal punto di vista del diritto, Clede Maria Garavini, Garante Regionale Emilia Romagna per l’infanzia e l’adolescenza, ha affermato che ai bambini ed adolescenti stranieri che entrano in Italia , anche se in modo illegale,sono riconosciuti tutti i diritti garantiti dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia (1989)ed in ogni decisione deve essere considerato prioritariamente il “supremo interesse del minore”.
Marina Lalatta (professore di Filosofia del Diritto della Università di Bologna) ha parlato del rapporto tra pratiche rituali e diritti fondamentali (alla libertà religiosa ed educativa) ,della tensione tra diritti, del diritto di appartenenza a una comunità ma anche del diritto di abbandonare la comunità e di autodeterminazione .
Cristiana Natali (antropologa dell’Università di Bologna) ha spiegato l’importanza di questa pratica come rito di passaggio per molte culture .
Partendo dalla liceità della pratica della circoncisione rituale maschile (eseguita prevalentemente dalle comunità ebraica ed islamica per motivi religiosi e/o culturali), riconosciuta dalla Costituzione italiana, l’argomento si è centrato sulla convenienza che questa pratica venga fatta all’interno del Servizio Sanitario Nazionale per la tutela della salute dei bambini. Sono stati riportati i costi in alcune strutture regionali pubbliche/private con un ticket che va da 280 a 1200 euro. Marisa Calacoci, referente del GrIs-Emilia Romagna, ha concluso che inserire la circoncisione rituale maschile nel SSN con un costo accessibile , tutelerebbe i minori e favorirebbe un’effettiva integrazione sociale e sanitaria dei migranti che la praticano. “Al di là dell’importanza del rito, la sicurezza del bambino è la questione centrale” ha affermato allo stesso tempo Erika Agresti, dell’associazione Diversa/mente..
Il seminario fa parte del primo Master realizzato in Italia sul tema degli aspetti medici e sociosanitari dell’assistenza agli immigrati e a coloro che soffrono di traumi sociali. Secondo un approccio di Salute Globale, fondato sul paradigma dei determinati sociali di salute, saranno analizzate le diseguaglianze che attraversano le nostre società e proposti strumenti operativi di contrasto (www.mastermemp.org).
Nella cornice del Master giovedì 6 giugno, alle 16h15 verrà presentato il film documentario “Los sin voz” (I senza voce), della regista italoaustraliana Catherine MacGilvray, che racconta la tragica storia migratoria del popolo salvadoregno a Long Island (NY), dove i salvadoregni sono la più grande comunità migrante.