Nella mia fantasia, quando seppi di dover andare a Praga, si tratteggiavano la neve e un lontano ululato di lupi; nella realtà, quando, a Bratislava, entrai nel primo supermercato, la parlata degli slovacchi mi evocò il linguaggio degli uccelli. Arrivando a Praga un mese dopo, sul treno, un bambino biondo incrociò il suo sguardo con quello mio, e fu come se il Bambin Gesù di Praga fosse lì in quella incantevole creatura. Era il giorno 20 settembre 1991.
Felipe Rufes e io ci eravamo salutati quel giorno. Il saluto a Antonio Vicente era stato alcuni giorni prima. Loro erano arrivati alla Cecoslovacchia prima di me: Felipe a Olomouc nel febbraio 1991; Antonio Vicente a Bratislava, nel mese di luglio dello stesso anno.
Quando arrivai a Praga, da Olomouc, stava ad aspettarmi alla stazione di Holešovice il prof. Josef Forbelský, importante ispanista e traduttore. Mi accompagnò al collegio universitario Kajetánka, che fu il mio primo luogo di residenza a Praga. Non andammo in tassi, come avrebbe voluto il professore, bensì in un’ambulanza che era lì parcheggiata, forse aspettando il turno di servizio, o per qualche altro motivo. I tassisti si negavano a portarci adducendo ragioni futili. Ci sarebbe bisogno di tempo e spazio per cercare di esporre i veri motivi di quel rifiuto.
I tre missionari ci incontravamo periodicamente in una delle tre città dove abitavamo. Il superiore era Felipe, che seppe concatenare la sapienza con la mitezza e la cordialità, e mai tralasciò i contatti con Luis Sánchez (il primo missionario idente a stabilirsi nel mondo slavo, concretamente in Polonia).
Avevano aperto strada, ancora prima, il Presidente dei missionari e delle missionarie identes, P. Jesús Fernández, e la Superiora General delle missionarie, María del Carmen García Viyuela. Questi primi viaggi identes al mondo slavo erano manifestazione del sogno del Fondatore dell’Istituto e costituivano il fondamento di tutto quello che sarebbe venuto dopo.
Cos¡ cominciava la fondazione nella Cecoslovacchia, la quale presto venne divisa in due Repubbliche: Ceca e Slovacca (1 gennaio 1993).
Nessuna delle peripezie vissute in questi primi anni fu capace di creare sentimenti di solitudine; no, il sentimento di solitudine non fa parte dell’esperienza dei primi missionari identes di queste terre: la presenza di Cristo, del Padre celeste, dello Spirito Santo, di Maria, di Giuseppe, del nostro Padre Fondatore, di tutto l’Istituto, lo escludevano.
La Provvidenza seminava passo dopo passo il carisma, che germogliava in questo campo di missione come piccole piante che nascevano, crescevano, si sviluppavano. Così, nacque la pianta delle relazioni con il mondo universitario, a Olomouc, a Bratislava, a Praga: incontri con degli intellettuali, con dei poeti. E nacque la pianta della presenza dei missionari nelle università; nacque anche la pianta degli incontri di giovani, nazionali o internazionali; la pianta della Gioventù Idente, con la celebrazione dei primi campeggi; il primo di tutti, itinerante. Anche nascevano le prime vocazioni di missionarie e di missionari: prima furono le donne. Alcune studentesse della Facoltà di Filosofia di Olomouc intrapresero la via del carisma idente.
Nel frattempo aumentava il numero dei giovani amici, futuri giovani identes, come anche aumentava la frequenza e l’ampiezza delle attività della Gioventù Idente; soprattutto a Pilsen, dove era arrivato un nostro carissimo amico, Pablo Chacón, seguendo l’invito del Superiore Generale. Veramente si compiva la parabola del granello di senape.
Con l’ordinazione sacerdotale di chi sottoscrive queste righe, si aprirono, nel campo ecclesiastico, nuovi orizzonti. Così germogliò anche la pianta del Liceo Arcivescovile di Praga, dove ero stato nominato direttore spirituale a causa di un “rapimento”, se vogliamo citare le parole del vescovo ausiliare di Praga, Mons. František Lobkowicz, ora vescovo di Ostrava-Opava. Con il Liceo Arcivescovile iniziarono molti contatti destinati a durare, con giovani e professori . Lì sorse la vocazione di John De Gree, che da ormai molti anni vive in California con la sua numerosissima famiglia.
Nel lontano 1993, o forse 1992, Felipe Rufes aveva conosciuto Antonín Lukeš, chiamato a diventare il primo missionario idente del mondo slavo. Il mio primo contatto con Antonín aveva seguito la descrizione di Felipe quando dovette partire per la Cina: “È un giovane biondo, dai capelli lunghi, con pantalone corto e ciabatte; e viene in questa chiesa a messa, e sempre va a prendere la Comunione. Si chiama Tonda. Gli ho parlato di un progetto”. Io conobbi Antonín così: Quando lo vidi, pensai “senza dubbio, è lui”. Lo aspettai dentro la chiesa all’ingresso e gli dissi, in un ceco che Antonín capiva solo perché era ceco e gli bastavano alcuni elementi per capirlo. “Sei Tonda?” Mi rispose: “Sì”. “Conosci Felipe?”, “Sì”. “Ti ha parlato di un progetto?”, “mmm…”. Andammo subito ad un piccolo parco vicino. Ci mettemmo a sedere su una panchina e parlai con lui. Pronunciai parole difficili a capire, ma io capivo meglio Antonín, anche se per niente bene, perché io credo che in una lingua straniera è più facile comprendere che parlare. Ebbene, Antonín Lukeš è attualmente parroco nella Parrocchia della Natività della Beata Vergine Maria, di Praga, dove risiede una comunità di tre missionari.
Così crescevano man mano quelle pianticelle che la Provvidenza seminava. Nell’anno 1996 nacque la cavalcata dei Re Magi, anche in circostanze provvidenziali. La cavalcata cresceva e cresceva, fino a mettere radici nella Repubblica Ceca e trasformarsi in tradizione popolare. Inoltre, a quanto pare, ha ispirato anche le cavalcate della Polonia, che stanno acquistando un grande sviluppo.
Fin dagli inizi, e dopo col passare degli anni, altre vocazioni, slovacche, sono sorte: Miloš Miko, Anita Szaboová, Jana Boboková, Michal Koči. Fu seminato un seme dalle dimensioni molto piccole, un pugno di anime spinte da un entusiasmo inarrestabile: portare a compimento una missione; i superiori avevano seminato un sogno; quel sogno prese forma e acquistò dimensioni più grandi. Il carisma idente cominciò a diventare pianta, albero, e cominciò ad estendere i suoi rami, e sui rami comparvero dei nidi. Essi simboleggiano quelle molte persone – molte migliaia – che hanno avuto notizia dei missionari identes (completamente sconosciuti, prima, nella Cecoslovacchia) e che hanno manifestato la loro amicizia, che hanno aperto il cuore al messaggio idente, che hanno aiutato i missionari e le missionarie, che hanno partecipato alle nostre attività, che si tengono in contatto, che si sentono identes (è il caso, ad esempio, di molti giovani che avevano costituito il nucleo della prima Gioventù Idente di quella regione e che ancor oggi identificano se stessi come “identes”). Il carisma idente si è esteso in questi anni nella Parrocchia della Natività di Maria, nei rapporti con le università (soprattutto con la Facoltà di Missionologia dell’Università di santa Elisabetta, di Bratislava), ma anche nella partecipazione di molti giovani alla Ruta Jacobea, al Motus Christi, a degli incontri internazionali, o come volontari in America, dove missionari e missionarie cechi e slovacchi hanno compiuto missioni durante anni, o nella Famiglia Idente.
Il futuro nei paesi slavi freme chiedendo nuove mani, per trasformare di nuovo quelle terre maltrattate dalla storia in giardini di religione, di santità; come erano ai tempi dei loro martiri (san Venceslao, santa Ludmila, sant’Adalberto, san Giovanni Nepomuceno, san Giovanni Sarkander, e altri), e dei suoi grandi apostoli (san Cirillo e san Metodio, san Procopio, sant’Agnese, santa Zdislava, san Clemente, sant’Adalberto, che oltre ad essere martire è anche l’apostolo della Polonia e dell’Ungheria).
Questi veloci tratti dei primi tempi della presenza del carisma idente nelle Repubbliche Ceca e Slovacca – per noi sempre viste come una sola nazione, Cecoslovacchia – sono solo come lo schizzo di una cattedrale fatto da un bambino che appena sa prendere in mano la matita.
Alberto Giralda, M. Id